Alessandria, 24 febbraio 2018 – Fa un freddo cane a Tortona, come sempre a febbraio e anche un po’ più in là.
Sarà per questo che il gelo è calato anche quando Lassami Stare, cavallo Anglo-Arabo di 14 anni, è stramazzato a terra. Si è accasciato in una categoria 115, prima dell’ultimo ostacolo del percorso che fin lì aveva fatto bello pulito, senza un errore.
Sarà stato il gelo che ha fermato i cuori e la testa di tutti, che ha fermato tutto tranne il concorso.
Sarà il gelo che ha impedito di pensare, di ragionare.
Di dare il modo alla sua giovane amazzone e agli altri concorrenti di elaborare il lutto, di osservare almeno un minuto di silenzio per quel povero cavallo morto sul lavoro: che può capitare, capita anche agli uomini di morire senza un perché all’improvviso.
Ma non deve capitare che l’indifferenza abbia il sopravvento su tutto, che non ci sia rispetto per i nostri compagni di divertimento: perché non esiste ragione al mondo che impedisca ad un concorso qualsiasi di fermarsi mezz’ora, fare alzare in piedi il pubblico e far pensare per un po’, in silenzio, a quanto ci danno senza riserve i cavalli, tutti i cavalli.
E’ il gelo che sento, il freddo della consapevolezza che è inutile lamentarsi del “Ma possibile che nessuno abbia fatto o pensato” perchè questo ambiente, l’ambiente del salto ostacoli e dell’equitazione, lo fanno le persone che ci sono dentro tutti i giorni. Lo facciamo noi.
E’ colpa nostra se la gente è così indifferente, è colpa nostra se una giuria o un comitato organizzatore non sanno prendere una decisione quando è il momento di prenderla, cioè subito, e non lasciare trascinare via nell’indifferenza un cavallo morto davanti a tutti, mentre lavorava per noi.
E’ colpa nostra se nessuno dei cavalieri o delle amazzoni che dovevano saltare dopo ha avuto l’idea generosa di fermarsi, di rispettare il dolore di una ragazza come lui, come lei.
E’ colpa nostra se non siamo una guida, un esempio, se non sappiamo e vogliamo insegnare come si devono fare le cose, se non sappiamo fare vedere come ci si comporta nei momenti in cui è importante comportarsi bene.
E’ il gelo che si sente quando si è persa una buona occasione per agire, per fare la differenza.
Come ai Mounted Games di Cavaglià nel 2015: un pony morto per uno scontro tra i ragazzi, e gli adulti che non sapendo bene cosa fare non hanno fatto nulla, hanno continuato come se niente fosse.
Ma è giusto? è giusto che ancora non abbiamo il coraggio di fare la cosa giusta – fermare almeno per un’ora il concorso, rendere formalmente omaggio al cavallo morto – e che nessuno abbia ancora pensato a ufficializzare concretamente il da farsi in casi del genere?
Perché è una occasione dolorosa ma è anche il momento in cui sottolineare l’importanza del cavallo, di ogni cavallo.
Verona e il Gran Premio della Coppa del Mondo si erano fermati per Hickstead, e in palio c’era ben altro rispetto ai 500 Euro della 115 di Tortona: eppure loro si erano fermati, quei cavalieri avevano saputo fermarsi.
Impariamo dai professionisti, non copiamo soltanto l’ultimo modello di cap o le stinchiere: siamo un po’ più profondi, un po’ meno superficiali, un po’ meno dilettanti allo sbaraglio senza una condotta da seguire nei casi di emergenza.
Diamo delle regole precise da seguire in casi di questo genere: ad esempio fermare il concorso per un’ora, ricordare pubblicamente e in modo formale con il silenzio ed il rispetto i cavallo che se ne è andato. Serve ad educare, c’è sempre bisogno di educare. Sono cose che succedono, è inutile tirare a campare sperando che non succeda più, che non succeda a noi, che non succeda adesso.
C’è freddo a Tortona, c’è sempre freddo.