Bologna, lunedì 29 ottobre 2018 – Gli errori, anche drammatici talvolta, si commettono purtroppo: l’importante è comprenderne la gravità, la natura e la motivazione per evitare di ripeterli. E possibilmente anche per aiutare gli altri a non commetterli. Marco Della Valle ieri a Verona ha commesso non uno, bensì due errori gravi, molto gravi: ha frustato in modo violento il suo cavallo Innovet Der Stern; ha oltraggiato il pubblico che lo fischiava per il suo comportamento violento. Per questa ragione la giuria di terreno lo ha squalificato dalla gara e deferito alla Procura Federale. Riceverà una sanzione certamente dura e pesante: e ne subirà le conseguenze. Detto ciò, è comunque utile ricordare che l’obiettivo delle sanzioni non è quello di praticare un giustizialismo fine a sé stesso: bensì quello di recuperare il protagonista riportandolo all’interno di un sistema etico e condiviso. Soprattutto quando si ha a che fare con ragazzi giovani – Marco Della Valle ha 18 anni – è fondamentale utilizzare questa prospettiva. Il senso di una comunità non è quello di espellere, bensì quello di includere: nel rispetto dei valori etici e sociali che regolano la vita della comunità stessa. E di educare i giovani a farlo nel miglior modo possibile. Marco Della Valle ha perfettamente compreso la gravità del suo comportamento: tale comprensione non lo alleggerisce certo né dalla responsabilità diretta dell’accaduto, né dal peso delle conseguenze che dovrà inevitabilmente sostenere: ma se è giusto rimarcare il suo comportamento negativo, in egual modo va sottolineata la sua immediata presa di coscienza del tutto. Ecco di seguito la lettera che Marco Della Valle ha scritto a seguito della vicenda.
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I fatti, o meglio la loro manifestazione esteriore, sono già stati ampiamente riportati da tantissime persone. Da parte mia vorrei solo farvi sapere come ho vissuto quei momenti e come sto vivendo quelli successivi.
Sono un ragazzo di 18 anni, praticamente nato in mezzo ai cavalli, in quanto la mia famiglia gestisce un piccolissimo maneggio dove viviamo e dove da bambino giocavo ad arrampicarmi sugli alberi e a correre sui prati dei paddock. E dove all’età di 5 anni mio padre mi ha messo in sella alla sua prima cavalla da concorso che ancora oggi, alla veneranda età di 33 anni, scorrazza libera nei nostri recinti. I cavalli sono sempre stati la mia unica passione, una passione che sento bruciarmi dentro come un fuoco ardente ogni qualvolta vengo costretto da mia madre a rimanere sui libri per rimediare quel 5,75 che malauguratamente ho preso a scuola, anziché correre in scuderia a pulire un cavallo o ingrassare una testiera. La mattina mi sveglio alle 5.30 per andare a dare il fieno e togliere le fiande dai box, poi vado a scuola in autobus. Il pomeriggio monto, smonto e filo, mio malgrado, a studiare. Fin dal primo percorso che ho fatto con il mio pony Malicieus, sogno un giorno di diventare un cavaliere internazionale del calibro di Marcus Ehning.
Mio padre e i miei istruttori mi hanno sempre spiegato che prima di scaricare sul mio cavallo le colpe di un errore o di una fermata, devo pensare mille volte a cosa ho fatto io per determinare quell’errore o quella fermata. Sono sempre stato abituato a fare i complimenti a quelli che mi hanno battuto perché sono più bravi ed esperti di me e perché da loro posso imparare tante cose. Mi è sempre stato insegnato a portare rispetto al mio prossimo anche se la pensa diversamente da me, un giorno potrei cambiare idea e trovarmi dalla loro parte. Adoro qualsiasi tipo di animale (a parte i ragni che non sopporto) e vivo con 4 cani, una decina di galline, un gatto e… i cavalli ovviamente.
Molti mi rimproverano di essere troppo perfezionista e troppo esigente nei miei confronti; “impara a sbagliare, ad accettare i tuoi errori” mi dicono. Sì, è vero, ma gli errori che ho fatto ieri e che oggi tutti mi rimproverano, non sono cose da poco, non posso rimediare nel percorso di domani. Sono errori che mi porterò dietro tutta la vita e di cui mi dovrò vergognare per molto tempo. Ho sbagliato, lo ammetto, ho sbagliato a non controllare le mie azioni e forse anche a non controllare i miei pensieri. Quando sono entrato in quel campo pensavo di essere in forma, sentivo saltare il mio cavallo come poche altre volte prima. La tensione era alle stelle, non ero mai entrato fino a quel giorno in una arena gremita fino all’inverosimile. Volevo fare bene e volevo che il mio cavallo facesse altrettanto. Venivo da una seconda prova della Coppa delle Regioni deludente. Il mio grigio con cui mi ero con tanta fatica qualificato per la terza volta nella mia vita come componente della squadra del Veneto, era terrorizzato di un’arena così diversa da quelle a cui eravamo abituati e avevamo commesso ben tre errori. Il GP con il quale ero iscritto con il mio cavallo Der Stern doveva essere il riscatto. E non lo è stato. La prima fermata, con una distanza normale, alla gabbia numero 5 mi ha fatto cadere il mondo addosso. Istintivamente sono partite tre frustate, come avevo visto fare spesso a cavalieri anche di alto livello, ma poi ho perso il senso del limite. Non ho più ragionato, sono stato stupido e ho ripetuto la sequenza. Non ho capito che in quel momento l’eccesso della mia reazione non aveva alcun senso né per me né tantomeno per il mio cavallo. A quel punto c’è stata la reazione del pubblico, una reazione che non mi aspettavo e mi ha fatto crescere il livello di adrenalina. Sono stato pesantemente insultato, io e la mia famiglia (in particolare mia madre…) e i nervi sono completamente partiti e ho risposto agli insulti con un insulto. Non vuole essere una scusa, lo so, ho sbagliato, non ero al bar o in ricreazione con i miei compagni di scuola. In quel momento ero un atleta federale impegnato in una della più importanti manifestazioni italiane del salto ostacoli. Non dovevo perdere le staffe, non mi è mai capitato e spero che non mi capiterà mai più. Sono pronto ad accettare qualsiasi ulteriore punizione che la Federazione vorrà comminarmi. E sono anche pronto ad accettare tutti gli insulti e le accuse, anche quelle gratuite e ingiuste, che sto ricevendo. Considero tutto ciò che mi sta succedendo una punizione giusta che servirà a farmi crescere e a non farmi mai più ricadere negli errori che ho commesso in quella gara.
Selvazzano Dentro, 29/10/2018
Marco della Valle