Bologna, 19 giugno 2018 – La notizia purtroppo è questa: Consuelo Palmerini è morta. Ieri. Ha deciso di morire ieri mattina verso mezzogiorno. Come si fa a dare questa notizia? Come lo si racconta? Come lo si spiega? Non lo si racconta e non lo si spiega, molto semplicemente. Non è per derogare ai doveri del nostro mestiere, ma per avere dettagli e particolari ci sono ormai decine e decine di articoli pubblicati in rete sulle pagine dei quotidiani sia locali sia nazionali, nei quali i giornalisti della cronaca raccontano benissimo ogni cosa. Dovremmo raccontare ogni cosa anche noi qui, ma come si fa a farlo per una persona che – al di là di tutto – era una ‘nostra’ persona, una persona che come tutti noi aveva riposto nei cavalli e nello sport equestre le principali aspettative della propria vita… Una vita che il grande benessere economico non è riuscito a proteggere: anzi, forse ne è stato il carnefice. Consuelo Palmerini non ha vissuto e non stava vivendo una vita facile. Tutt’altro. E’ anche questo che fa male da morire, adesso: l’idea della sofferenza che deve averla accompagnata giorno dopo giorno… Una vita che dal punto di vista delle passioni e dei desideri era cominciata come meglio non sarebbe stato possibile grazie ai cavalli che suo padre aveva comprato per lei: tra i quali Queen of Diamonds, il cui acquisto fece grande scalpore perché in quel momento – fine 1993 – la cavalla era un numero uno assoluto, aveva appena vinto il suo secondo Gran Premio Roma (il primo nell’89) con il suo cavaliere di sempre, Jean Claude van Geenberghe, aveva fatto le Olimpiadi nel 1992, due Campionati d’Europa… E Queen of Diamonds ovviamente non era la sola nella scuderia di Consuelo. Pochi ragazzi della sua età (lei nata il 25 gennaio del 1972) in quel momento in Italia potevano contare su un parco cavalli di quella levatura. E adesso siamo qui a raccontarlo come un pezzo di vita che non c’è più, che è stato troncato… Ogni frase, ogni pensiero adesso rischierebbe di scadere nel luogo comune più squallido. Cosa si può aggiungere a quanto successo, del resto? Niente. Solo il dolore per ciò che è accaduto, e per ciò che ha fatto in modo che accadesse.