Firenze, 22 settembre 2018 – E’ ospitata nella Limonaia del Giardino di Boboli, a Firenze, la mostra “A cavallo del tempo: l’arte di cavalcare dall’antichità al Medioevo”: curata da Lorenza Camin e Fabio Paolucci, rimarrà aperta sino al 14 ottobre 2018 ed è una occasione da non perdere per ammirare sculture, bassorilievi, reperti archeologici ma anche piccole e grandi opere d’arte tutte con il cavallo come protagonista assoluto, oltre a oggetti più legati alla quotidianità dell’equitazione come morsi, parti di finimenti e anche un paio di speroni appartenuti a Giovanni de’ Medici, detto dalle Bande Nere: uno dei più fascinosi cavalieri della storia nazionale, innamorato dei suoi cavalli che fu tra i primi a volere fini e leggeri, anche per la guerra.
La successione di oggetti esposti vi farà ripercorrere più con le emozioni, che non tramite il mero sfoggio di preziosità materiali e storiche, un viaggio che dura da più di 5.000 anni: quello che gli uomini hanno intrapreso con e grazie al cavallo, e ancora non finisce né cambia di segno.
Lo sentirete guardando quel cavallino, così simile a un Tarpan, inciso su un osso di cavallo da qualcuno di noi nell’Età del Ferro: chi lo ha fatto aveva passato tanto tempo a guardarli, e aveva già colto l’espressione dei loro occhi che è il riflesso della loro anima perché è riuscito benissimo a graffiarla in pochi centimetri quadrati, anche se ancora erano solo cibo.
Ma è come se ci si leggesse dentro già la voglia di averci a che fare in modo diverso, il fascino che esercitavano molto al di là del fatto di essere una fonte di proteine.
Tornerete a provare la stessa sensazione di familiarità posando gli occhi sul cavallino di terracotta con le ruote, sepolto con il bambino romano che aveva giocato con lui: le linee del cavallo sono ammorbidite da una tondeggiante tenerezza che si allarga verso il basso come per rassicurare di stabilità, la coda e la testa portate alte e allegre che ti immagini il bambino mentre lo spinge con la manina e imita un nitrito sottile a labbra chiuse, facendo vibrare la gola.
Oppure guardando la scultura di epoca romana del ragazzo che tiene per la redine un cavallo, probabilmente un famoso campione delle corse con le bighe: è fermo come in posa per farsi ritrarre, e si vede che con la punta delle dita accarezza le labbra del cavallo, ci gioca per farlo stare tranquillo mentre chi dovrà raffigurarli li osserva per imprimerli bene nella memoria e poi scolpirli nel marmo.
Lo stesso gesto, lo stesso momento che abbiamo vissuto centinaia, migliaia di volte anche noi: e guardando quel ragazzo e quel cavallo ti accorgi che il tempo non conta, noi e loro saremo sempre vicini allo stesso modo.
Unica perplessità: uno dei morsi in bronzo esposto presenta ‘giocattoli’che vengono descritti come portafortuna, mentre siamo abbastanza convinti che svolgessero la funzione di distrarre il cavallo acciocché ci giocasse con la lingua, come imboccature di altre epoche e anche attuali.
Ah, le infinite discussioni degli appassionati di equitazione…il sale della vita.
Qui il sito ufficiale della mostra
Due libri per una mostra
Lode speciale ai curatori che hanno preparato non solo il libro catalogo più classico per la mostra, ma anche una versione pensata appositamente per i più piccoli: e altrettanto preziosa.
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A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare
di F. Paolucci, L. Camin – Sillabe Editore, 416 pagg., 30 Euro
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Cavalli parlanti. Storie di cavalli e tanti giochi
di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci, progetto grafico Ilaria Manetti
Sillabe Editore – pagg.16 , 4 Euro