Bologna, venerdì 14 febbraio 2025 – “E l’Amore guardò il Tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno”. E’ con queste parole di Luigi Pirandello che oggi vogliamo iniziare a raccontarvi una delle storie d’amore più antiche e meravigliose,: quella tra il genere umano e i cavalli.
Come in tutti i rapporti d’amore, le cose non vanno sempre bene: si litiga e si fa pace, si distrugge e si ricostruisce, si ferisce l’altro e si viene feriti a nostra volta. Potrebbe sembrare, in alcuni momenti, ahimè, una battaglia, ma ciò che lo distingue dalla guerra è che l’amore perdona ed ha una spinta, una forza inarrestabile che muove il mondo: cercare di comprendere l’altro. Per uscire così dalla nostra comfort zone. Chi meglio di noi che amiamo i cavalli può comprendere tutto questo?
Un amore che, come sappiamo bene (chi non è stato paziente dal proprio cavallo?), può curare. Ci sono tante storie di come le persone siano riuscite a rimarginare le proprie ferite e traumi grazie alla connessione con i cavalli che, quando accade, dà vita a qualcosa di straordinario: una guarigione reciproca che travalica i confini del tempo e dello spazio.
Esistono numerose ricerche e studi che dimostrano la forza con cui questo legame unisce gli uomini ai cavalli e di come, grazie a questo rapporto, veniamo salvati (se volete leggere alcuni interessanti analisi vi consigliamo di visitare https://www.horsesandhumans.org/). Alcune volte i cavalli ci salvano letteralmente la vita, come il caso di Bronco, un cavallo di 29 anni utilizzato per gli interventi assistiti in North Dakota: un giorno, nel bel mezzo di una seduta terapeutica, Bronco si è improvvisamente immobilizzato. Non ne voleva più sapere né di andare avanti e né di tornare indietro. Nessuno ne capiva il motivo in quanto aveva sempre dimostrato un atteggiamento collaborativo, gentile e paziente.
Nonostante nessuno lo capisse, Bronco lo sapeva. Aveva sentito perfettamente quello che stava accadendo: pochi secondi dopo il suo stop, quando tutti i presenti erano intorno a lui, il piccolo paziente che portava in sella ebbe una grave crisi epilettica. Fortunatamente i terapisti riuscirono a intervenire in modo tempestivo, essendo già là.
Ma non si viene salvati solo così, come da Bronco. Alcune volte ci sono dei salvataggi veramente in extremis che passano per una terapia molto più complessa e difficilmente analizzabile: il sorriso.
Il sorriso ritrovato negli occhi degli ospiti della Comunità Alloggio per Anziani Casa via XX di Genova che hanno partecipato al progetto della FISE intitolato “Overponymotricità”. Soprattutto il sorriso di Marisa che, nonostante fosse ospite della struttura da diversi anni, nessuno l’aveva mai vista sorridere.
“La prima volta che ho visto il suo sorriso è stato vicino a Principe (un piccolo pony, molto tondo), mentre lo accarezzava”, ci racconta Manuela, la responsabile della struttura, “Marisa, come gli altri partecipanti del progetto, era riuscita ad instaurare un rapporto speciale con i cavalli, dopo ogni incontro, aspettava tutta la settimana, alcune volte creando anche un po’ di agitazione, per poter tornare al circolo ippico”.
Oggi la signora Marisa non c’è più, ma il ricordo del suo sorriso ci rende certi che Principe abbai saputo donargli il suo amore, senza riserve e senza bisogno di parole. Parole che, alcune volte, rendono magico questo incontro tra persone e cavalli, come quello di una compagna di Marisa, la signora Maria Rosaria, di ben 92 anni.
“Maria Rosaria aveva perso la parola, purtroppo la malattia le aveva reso molto difficile l’interazione con le persone” ci racconta Manuela.
Ma provate a indovinare di chi era la voce che ha risposto, quasi con entusiasmo, alla domanda di Manuela: “Chi vuole venire a dare le carote a Nutella (un’altra piccola pony)?”
Come capita a tanti amori, non sempre partono tutti bene, qualche difficoltà la si incontra sempre, così come ci racconta Chiara Raffo, tecnico federale responsabile del progetto per la Regione Liguria, “inizialmente qualche partecipante era restio all’incontro con il cavallo, non che avessero paura ma erano passivi e distaccati”.
Ci sono questi momenti in cui si creano delle situazioni di stallo, in cui si può dubitare che forse non è l’amore giusto, in questi momenti bisogna solo crederci e avere fede nella forza del legame che da millenni unisce uomo e cavallo: “Maria non voleva avvicinarsi ai cavalli, non voleva partecipare” ci raccontano Manuela e Chiara “poi, improvvisamente, un giorno inizia a interagire con esuberanza e ci lascia tutti senza parole. Si era ricordata dell’amore per i cavalli di suo padre che aveva la carrozza e che la portava con sé quando era una bambina”.
Amori che sorridono, amori che parlano e amori dimenticati che riemergono per continuare a donarci del bene, nonostante tutto, nonostante la vita che ci può portare in direzioni diverse e, apparentemente, lontane.
“E l’Amore guardò il Tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare”.