Bologna, 23 settembre 2024 – PTSD: post-traumatic stress disorder. La malattia dei soldati che, in un mondo in cui la guerra è una presenza sempre più diffusa, stanno inesorabilmente crescendo per numero. Incrociando i dati di ricercatori e statistici emerge che ogni 100 veterani, sette sono destinati a incontrare disturbi di natura psicologica o psichiatrica. Un altro dato allarmante: con le cure convenzionali note, circa un terzo dei veterani abbandona i trattamenti psicoterapeutici più diffusi per il PTSD senza nemmeno completarli.
Un problema di salute mentale quindi che impatta in maniera pesante sull’economia e la società soprattutto in nazioni come gli Stati Uniti. Dove già da anni si sperimentano i benefici che la vicinanza del cavallo riesce a esercitare.
Uno studio recente, pubblicato su Frontiers in Psychiatry, fa il punto della situazione sulle terapie ippoassistite a cui partecipano gruppi di veterani sempre più numerosi.
Secondo la ricerca condotta dalla Rutgers Graduate School of Applied and Professional Psychology, gli ex militari che si occupano regolarmente di cavalli sperimentano un’attenuazione dei sintomi del PTSD, che comprendono flashback e incubi, oltre a un miglioramento generale delle prospettive di salute mentale. L’attenzione specifica indirizzata al benessere del cavallo aiuta i veterani a liberarsi dell’ipervigilanza che spesso accompagna il PTSD.
Il cavallo fa bene alla chimica del cervello
Gli esperti hanno notato che un metodo di trattamento che utilizza la connessione tra persone e cavalli per migliorare la guarigione emotiva – può abbassare gli ormoni dello stress. E conseguentemente agevolare il processo di guarigione da PTSD.
«Quando penso a ciò che i nostri veterani con PTSD devono affrontare, ogni risultato assume un grande valore» ha dichiarato la dott.ssa Andrea Quinn, ricercatrice e vicedirettrice del Center for Psychological Services della Rutgers Graduate School of Applied and Professional Psychology.
Lo studio della Rutgers ha coinvolto veterani che hanno partecipato a un programma di equitazione di otto settimane. Nel corso di sessioni settimanali di 30 minuti, sono state fornite loro istruzioni sulla sicurezza di base del cavallo e sul suo comportamento. È stato poi chiesto loro di compiere operazioni di grooming di base e di condurlo a mano in un’arena.
«Nello studio, i veterani dovevano svolgere compiti semplici che tuttavia richiedevano loro di essere molto concentrati ‘sul momento’», ha spiegato la dottoressa Quinn. «Abbiamo notato che gli ex-soldati si mantenevano calmi e si concentravano sull’attività che avevano davanti: parlare con i cavalli, spazzolarli, guidarli… Questo tipo di concentrazione è un’abilità che può essere sviluppata e che può aiutare i sintomi del PTSD a essere più gestibili».
Mente e corpo al ritmo dei cavalli
Nell’osservazione del gruppo di veterani inseriti nel programma con i cavalli, oltre all’abbassamento della produzione dell’ormone responsabile dello stress i ricercatori hanno registrato anche un’attenuazione dei sintomi generali. Cosa che invece non è avvenuta nel gruppo di comparazione che non ha partecipato al lavoro con i terapeuti a quattro gambe.
Un fenomeno noto come co-regolazione, in cui i ritmi corporei dei veterani hanno iniziato a sincronizzarsi con quelli dei cavalli, secondo gli studiosi della Rutgers, è stato molto attivo nell’intera relazione che ha creato benefici ai veterani. Su basi scientifiche quindi si è portati ora a sperare che questo capitolo dell’ippoterapia possa essere utile per centinaia di altri veterani che combattono il PTSD in tutto il mondo.