Bologna, 2 luglio 2022 – Firenze, Pisa, Matera, Palermo, Roma… Queste sono solo alcune delle città italiane in cui, negli ultimi due giorni, si sono levati gli scudi sul divisivo tema delle carrozzelle turistiche trainate dai cavalli. Complice il caldo. Ma soprattutto complice un atteggiamento che vuole sempre e comunque l’eterna lotta tra bianco e nero. Come se ci trovassimo a scegliere tra una o l’altra squadra in un derby disumano. Da una parte chi insulta chi conduce le carrozze. Dall’altra chi insulta coloro che prendono la parte dei cavalli.
Sono due modelli culturali che si scontrano e che, così facendo, mostrano che in realtà per il termine ‘culturale’, volendo cedere le armi e con l’aiuto della ragione, ci sarebbe ampio margine. Proprio su questo varrebbe la pena di lavorare…
Parlando per linee generali, se – condizionale d’obbligo – la normativa fosse chiara e unica, molti problemi sarebbero risolti. Se – altro condizionale d’obbligo – tutti rispettassero e condividessero delle regole fondate e valide se ne attenuerebbero molti altri. Infine, se il tessuto stesso dell’attività espellesse i soliti ‘furbini’ in quanto lesivi del buon nome della professione sarebbe davvero il massimo. Perché si creerebbe un canale virtuoso di fiducia.
Oggi invece funziona così: nella maggior parte dei casi ci si regola secondo coscenza. E l’arbitrarietà diventa un metodo non universale di valutazione.
Così capita che chi vede unl cavallo in difficoltà possa pensare che sia eccessivamente sfruttato. E capita anche che vetturini, fiaccherai o qualsiasi sia la nomenclatura regionale, provino a massimizzare il profitto facendo finta che l’unica regola valida sia la loro personalissima opinione/competenza.
Alla fine tutto si mischia e si arriva a esacerbazioni che viaggiano solo sull’onda delle emozioni (e spesso di pesanti insulti al riparo dietro una tastiera) ma che all’essenza del problema non arrivano di certo.
In tutto questo, ci duole ammetterlo, il cavallo non ci guadagna mai. Nè a New York, Sivilla, Bruges nè a Firenze, Pisa, Matera, Palermo, Roma…
Non ci guadagna quando è ingiustamente e ignorantemente (…nel senso di chi ignora) sfruttato. Non ci guadagna quando gli si vuole togliere miopemente (…nel senso di chi non mette a fuoco l’insieme) l’unico lavoro per cui è mantenuto in vita. Non ci guadagna e basta. In questo derby, tra i due litiganti il terzo… non gode.
Già, perché in questo sterile derby, dove ciascuno rimane sulle proprie posizioni, non conta chi vince. Dovrebbe contare solo l’unico che non deve perdere. Il cavallo.
E allora, proviamo a fare uno sforzo scientifico-creativo. Con tutto il nostro sapere e grande intelligenza da sapiens proviamo a elaborare una strategia che consenta davvero ai cavalli di poter lavorare in sicurezza e nell’osservanza del loro benessere.
Già che ci siamo, prevediamo anche dei controlli veri fatti da persone motivate e competenti. Con sanzioni vere per i trasgressori dolosi.
E visto che abbiamo parlato di previsioni, riflettiamo anche sul fatto che, come da calendario, l’estate arriva ogni anno. Se si ha davvero a cuore il benessere dei cavalli, non dobbiamo pensarci solo quando fa già caldo. Abbiamo almeno altri 9 mesi utili in un anno in cui dibattere sulla questione.