Castellazzo (MI), 3 novembre 2016 – Ha 29 anni e conserva tutti i denti per mangiare erba, fieno, mangime, mele, carote, uva e banane. Ogni tanto, lo ammette, anche qualche biscotto. Trascorre la sua pensione nel suo box di sempre e poi in un paddock speciale: il campo derby di Castellazzo.
Sul passaporto c’è scritto “Lianos Z”, ma lui preferisce essere chiamato Lili.
E proprio in quel passaporto, tra i suoi vari appuntamenti di vertice, c’è il timbro “WEG 1998”: i Mondiali di Roma che lo hanno eletto campione, sotto la sella di Rodrigo Pessoa, su direzione tecnica del mito Nelson e con il grande tifo del suo proprietario, Vittorio Orlandi.
Lianos Z, di professione campione del mondo, è ovviamente in pensione da molti anni e soffia su 29 candeline, tra libertà, controlli veterinari ogni martedì, cure del podologo ogni 50 giorni, e all’occorrenza, fisioterapia.
Per lungo tempo discreto e geloso del suo territorio, Lili ha preferito un paddock tutto suo, finché non sono comparse due fattrici con il loro puledro. Quello che è stato un esperimento, si è tradotto nella terza vita di Lianos Z, immediatamente trasformatosi in “nonno Lili”. Non si spiega il perché di questa sua improvvisa ospitalità e, soprattutto, non si spiega il perché della straordinaria fiducia delle mamme, che da subito hanno lasciato i loro puledri rimanere imbrancati al nonno.
E allora ci piace pensare che Nonno Lili trascorra le giornate narrando a quei giovanotti quanto sia grande lo stadio Flaminio e quanto fossero maestosi i percorsi di Marcello Mastronardi.
Gli descriverà il coraggioso Thor de Chaines, il possente Calvaro e il fuoriclasse Joli Coeur. Gli sottolineerà, fiero, di averli lasciati tutti dietro, dando filo da torcere, nello scambio a 4, a Thierry Pomel, Willi Melliger e Franke Sloothaak, perché lui preferiva la samba e quella famiglia brasiliana trasferita in Belgio per vincere medaglie importanti.
Poi gli insegnerà a conoscere l’entourage di Castellazzo: una ventina di anziani che, in un modo o nell’altro, hanno avuto la fortuna di incontrare persone capaci di amare e riconoscere la generosità equina.
Prenderà “sotto nodello” uno dei due e gli dirà “Vedi quel pony lì? Quello ha 41 anni, si chiama Tony. Non lo sottostimare perché mentre io giravo il mondo, lui ha messo in sella metà Lombardia, anche quei fratelli Bianchi di cui si parla molto bene dai campi gara. Tony gira come vuole, il suo box è sempre aperto e lui ne approfitta per andare in selleria perché sa che lì ci sono i biscotti. Lo sanno bene anche il pony Ciccio, che di anni ne ha 35, e la shetland Birba, la cui età resta sconosciuta. Si sa solo che un giorno fu salvata da Viviano Cirocchi insieme ad altri della sua razza e fu portata qui”.
Ci piace pensarla così, ma la realtà è che Lianos Z, esattamente come tutti i cavalli del mondo, non è minimamente consapevole di tutte le emozioni che ha generato. E come tutti i cavalli, nel’98, mentre osservava gli spalti romani stracolmi e sentiva l’inno brasiliano, tutto pensava fuorché di aver contribuito a incoronare un campione. E’ forse questa la magia di questi splendidi compagni di gara, che danno tutto al loro amico umano, sperando di ricevere solo rispetto e amore.
Dal paddock di Castellazzo è tutto. Nonno Lili è troppo impegnato a riposare sotto al sole, protetto da quei rami di alberi anche più anziani di lui.