Bologna, 3 gennaio 2017 – “Che vinca il mondo del cavallo!” – Ecco, ci siamo. Dopo 22 mesi all’insegna del ‘cotta o cruda non va mai bene’ il 23 gennaio, presso l’Nh di Milano-Assago, il popolo del mondo equestre, attraverso i propri rappresentanti, avrà finalmente l’occasione per esprimere il proprio voto e cambiare… l’ordine rotatorio del pianeta.
No, troppo… Forse potrà magari portare il proprio contributo per far sì che le cose vadano meglio o più semplicemente in maniera diversa. I temi da campagna elettorale sono abbastanza ricorrenti nei decenni (altro che quadriennio!): ridurre i costi, risanare il bilancio, allargare la base, portare a casa risultati sportivi, trasparenza, minore burocrazia e una federazione al servizio dei tesserati. Su questi basilari concetti viene da dire che non ci sarebbe neppure bisogno di una campagna elettorale: sono principi totalmente e talmente condivisi che sfido a trovare qualcuno che non li appoggi. Il problema è dopo… Ovvero far sì che una volta guadagnata la fiducia degli elettori, questi principi, a forma di cavalli di battaglia elettorali, diventino concreti.
Perché ciò accada, serve partire non tanto da un proclama quanto piuttosto da un programma solido e molto ben studiato, valutato e soppesato non sulla base di una realta ‘virtuale’, ma piuttosto giocando la partita con le carte che realmente sono nel mazzo: il reale numero dei tesserati, il reale numero dei centri, il reale volume del comparto economico che ruota intorno al mondo del cavallo e le reali zone grigie che troppo spesso hanno la funzione di essere merce di scambio per le cambiali elettorali. Dopo di che, signori, che vinca il migliore! Al mondo dei cavalli in declinazione Fise non serve un nome piuttosto che un altro. Serve che l’economia dal quale trae sostentamento possa fare affidamento su una struttura solida, che abbia come unico scopo la promozione del comparto.
Per il modesto istruttore che deve portare in gara gli allievi, vendere qualche cavallo e promuovere la cultura equestre Pino o Gino non fa differenza: basta che il sistema funzioni. E lo stesso vale per i centri ippici, per gli organizzatori di concorsi, per gli appassionati che li vanno a vedere. Serve che le cose funzionino e siano stabili. Normative ballerine che mutano a ogni soffio di fronda, regolamenti che ‘accontentano tutti’, ingenerano solo una terribile confusione che mette a disagio e finisce per allontanare i praticanti.
L’augurio per il voto che a titolo personale mi sento di esprimere è che vinca il mondo del cavallo.
Parrebbe scontato, ma…
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