Bologna, 30 novembre 2021 – Nessun cavallo è mai un cavallo qualsiasi. Per chi lo alleva, lo sceglie, lo monta in gara o semplicemente in passeggiata, ogni cavallo ha un nome, un significato. Implica una sfera emotiva. È il compagno con cui accarezzare un’ambizione, sia questa allevatoriale, agonistica o semplicemente di condivisione di un territorio.
È così ovunque. Anche in Sicilia.
Dove però l’altra faccia della medaglia è così diversa dalla realtà – per fortuna piuttosto diffusa – che abbiamo descritto. Una realtà nella quale diventa complicato discernere.
Alla sequenza infinita delle notizie delle corse clandestine, una vera piaga del territorio, l’unica barriera è oggi quella messa in essere, non senza enormi difficoltà, dalle forze dell’ordine. Che continuano a intervenire con sempre maggiore tempestività ma che ancora non riescono a permeare il tessuto di una società chiusa. Per mettere a regime una prevenzione efficace.
Così gli interventi si ripetono, le corse si bloccano, gli spettatori scappano… E poi, ancora, si trovano altre stalle abusive con altri cavalli.
Una storia che si ripete. Una notizia che sembra di avere già letto e scritto. Uguale. Troppe volte.
Secondo una nota dell’Arma, nel 2021, nella sola provincia di Catania sono state denunciate 27 persone. Le forze dell’ordine hanno elevato numerose sanzioni. Quasi 100mila euro in totale, più il valore degli immobili sequestrati di volta in volta.
Crono-dati 2021
- A gennaio denunciate due persone, padre e figlio, per aver fatto gareggiare un cavallo nelle campagne di Paternò. La successiva perquisizione nella stalla abusiva, sequestrata, ha permesso di rinvenire farmaci dopanti. Durante le operazioni gli agenti hanno identificato altri otto partecipanti alla gara clandestina, tutti denunciati. Sanzioni amministrative per oltre 25mila euro.
- In un’altra operazione denunciato un pregiudicato che teneva in una stalla abusiva tre cavalli, che sono stati sequestrati. Sanzioni per circa 2mila euro.
- A giugno, denunciate sei persone che avevano fatto gareggiare alcuni cavalli in una manifestazione vietata a Camporotondo Etneo.
- A settembre, a Catania, le forze dell’ordine hanno riscontrato la presenza di numerose stalle abusive con cavalli privi di microchip a cui erano stati somministrati farmaci senza prescrizione sanitaria o dopanti. Denunciati i proprietari. Sanzioni per oltre 30mila euro.
- A novembre fermo amministrativo per un cavallo trovato dentro una stalla totalmente abusiva sita nel centro di Catania. Nel corso delle operazioni sono stati rinvenuti dei farmaci di sospetta natura dopante, motivo per cui il proprietario dell’animale è stato denunciato
- In aree condominiali comuni ‘abitavano’ 6 cavalli che sono stati affidati alle cure dei veterinari dell’Asp e sequestrati unitamente a farmaci dopanti utilizzati per i cavalli che verosimilmente vengono impiegati per le corse clandestine ed elevate sanzioni amministrative per oltre 10mila euro.
- Uno degli equini è stato peraltro ritenuto provento di ricettazione, motivo per cui il proprietario è stato deferito per tale reato, comportando contestualmente il trasferimento in un maneggio di Catania.
Un bilancio per riflettere
Di che fenomeno si parla? Qual è il perimetro di questo abominio che pare avere un vigore infiaccabile?
Le forze dell’ordine in merito non hanno dubbi. Parlano di subcultura criminale, spettacolarizzazione via social, zoomafie, scommesse clandestine, riciclaggio, traffico di farmaci e, ultimo ma fortemente allarmante, di macellazione clandestina.
Sì, perché se i cavalli impiegati nelle corse clandestine continuano a spuntare come funghi nonostante i sequestri e gli interventi delle forze dell’ordine, viene da chiedersi dove e come ‘spariscano’ tutti quelli che hanno già corso, che si sono fatti male o magari che, semplicemente, non si sono dimostrati abbastanza veloci.
Non serve avere chissà quale fantasia per darsi delle risposte…
Nell’applaudire all’operato delle forze dell’ordine, rimane sul tappeto tutto intero il discorso della prevenzione e del monitoraggio sul territorio. Della necessità di rompere il muro di omertà che circonda queste attività criminali. E poi c’è l’altro discorso. Quello della certezza della pena e della giustizia. Le due cose insieme potrebbero consentire alla parte buona della gente di cavalli di Sicilia (e di qualsiasi altra parte dell’Italia) di potere finalmente camminare a testa alta.
Prevenire è meglio che curare ma… se proprio si deve, che la medicina sia amarissima!