Bologna, 27 settembre 2024 – Dopo aver scritto e denunciato tante volte dalle pagine di Cavallo Magazine, ci siamo fatti l’idea che il tema delle corse clandestine interessi pochi. Di solito interessa i veri amanti dei cavalli. Quelli che non li confondono con i peluches ma che, con competenza, ne difendono benessere, integrità e dignità. E tuttavia, rispetto alla moltitudine… pochi come dicevamo.
La maggioranza delle persone, rispetto ai cavalli e alla loro natura, ha idee confuse. Spesso riportate per narrazione e ‘sentito dire’. Il che non è una colpa, ci mancherebbe. Non tutti hanno avuto la fortuna di poter comprendere ‘da vicino’ questo straordinario animale.
Per molti, una corsa quindi è ‘’solo una corsa. E non c’è differenza tra corsa e corsa. Come non c’è differenza tra cavallo e cavallo.
Pratica diffusa al sud e tuttavia non ignota in tante altre parti d’Italia, le corse clandestine vengono annoverate nel capito delle scommesse abusive, dell’illecito, del riciclaggio, della malavita organizzata. Perfino dell’organizzazione di manifestazione pubblica senza autorizzazione. Laddove il benessere degli animali, fanalino di coda nel quadro complesso della legalità, è forse l’ultima delle preoccupazioni.
Ma come si corre? In sella come al galoppo? In sulky come al trotto? Nel primo caso è richiesto troppo coraggio e nel secondo troppa tecnica… Si corre al galoppo sul biroccio. E se non si riesce a far correre il cavallo da solo (leggasi allenamento, selezione, alimentazione etc etc…), allora lo si ‘dopa’ o lo si sprona a suon di clacson e pistolettate in aria.
Facile no?
Le forze dell’ordine intervengono su chiamata. A volte arrivano perfino in tempo per sventare la ‘riunione illecita’ ma raramente hanno le risorse per attenzionare, con specificità, il territorio.
Recentemente, in Abruzzo (tra Abruzzo e Marche), alcuni cittadini hanno allertato le autorità in merito allo svolgimento di una corsa clandestina. Pare non sia il primo né un caso isolato.
La cosa che incuriosisce di più, al di là di ogni comprensibile commento, è un paradosso specificatamente italiano.
Da un lato tanti ippodromi nel nostro paese hanno chiuso e il mondo del betting legale sui cavalli è in crisi. Dall’altro in tantissimi non aspettano altro che, all’alba, vedere correre e scommettere lungo il ciglio di una strada. Con il rischio tra l’altro di essere multati e/o arrestati. Qual è il senso di tutto ciò?