Bologna, 22 novembre 2024 – Tra guerre, crimini e ogni tipo di nefandezza, la cronaca è sempre più raramente fonte di gioie. Ma anche nella classifica delle brutte notizie, c’è una gerarchia…
E così in questi giorni, una delle news che è rimbalzata nei cinque continenti è quella che ha visto al centro un impressionante fatto di cronaca nera in cui è stato purtroppo coinvolto anche un cavallo.
In Sicilia, un imprenditore del palermitano, ha trovato una testa di cavallo mozzata sul sedile del proprio escavatore.
Immediato il richiamo alla testa di cavallo mozzata più famosa del cinema di tutti i tempi che, associata al luogo in cui si è verificato il misfatto, ha messo tutti d’accordo su una parola che non ha neppure traduzione: mafia.
Come ne Il Padrino, ecco che l’intimidazione più feroce passa ancora una volta attraverso gli animali, sacrificabili senza neppure un pensiero affinché si facciano veicolo dell’efferatezza.
A dire il vero, nel caso di Altofonte – questa la cittadina scenario del raccapricciante atto criminale – il cavallo non è stato l’unico a rimetterci. C’è andata di mezzo anche una povera mucca gravida… Ma tanto è che la cultura dell’intimidazione ha come obiettivo proprio il ledere le persone negli affetti. E spaventarle il più possibile.
Nel 2008 un episodio analogo era toccato al vicensindaco di Ostuni ma forse per geolocalizzazione diversa, non era stata stato rilevato con così tanta enfasi dalla stampa internazionale.
Che invece in questo caso ha immediatamente fatto il collegamento con i luoghi che Francis Ford Coppola ha raccontato oltre 52 anni fa e quelli in cui si è perpetrato questo macabro delitto. E il messaggio? Che in Italia si ammazzano i cavalli e che la mafia esiste forte e sanguinaria esattamente come mezzo secolo fa.