Perugia, 18 marzo 2022 – Alla fine del gennaio scorso uno dei colleghi della nostra redazione, Stefano Calzolari, mi chiama al telefono e chiede se la biblioteca equestre dell’Associazione culturale Pievecavalli, di cui faccio parte, ha posto per qualche libro che riguarda il galoppo.
“Ma certo Stefano, abbiamo ancora scaffali vuoti” rispondo con tutto l’entusiasmo di un vecchio topo di biblioteca quale sono.
“Non so che libri siano, ti lascio il contatto della signora: poi mi dirai”, conclude pratico e veloce come sempre Stefano che è un appassionato di ippica e quindi capisce bene il mio interesse.
Passa qualche giorno, presa dalla chiusura del numero che è ora in edicola lascio forse passare troppo tempo prima di farmi viva con la signora che giustamente a un certo punto chiede se davvero ci interessano questi libri.
Confusione e senso di colpa da parte mia, combiniamo per il ritiro: dopo qualche settimana di tentativi (i libri sono a Roma, mai una giornata libera per andare a prenderli) ci accordiamo per la consegna tramite vettore, “Sa alla fine sono poi due cartoni, spero vi saranno utili” spiega la signora Elisa.
Non ho la più pallida idea di che libri siano, non ho proprio pensato di chiederlo: so soltanto che sono del suocero della donatrice, appassionato di ippica e tanto mi basta per attenderli già con gioia.
Perché è una illusione pensare che su Internet si trovi tutto, e in una vita di curiosità per qualsiasi cosa scritta riguardante un equino ho imparato che anche dai più trascurati opuscoli, annuari, pamphlet scritti da un ippomaniaco si può imparare qualcosa riguardo a quegli esseri dalle infinite e meravigliose sfaccettature che sono i cavalli.
In più, questa consapevolezza è aggravata dal fatto che per anni ho dovuto accontentarmi dei libri di cavalli, non potendo arrivare allora ai cavalli in carne e ossa: quindi ho la presunzione di avere affinato una particolare sensibilità nel capire la personalità di chi ne scrive.
Così, in qualità di vice-presidente dell’Associazione PieveCavalli e responsabile della sua biblioteca equestre, attendo ansiosa l’arrivo dei due scatoloni di libri.
Che poi ci si mette anche un viaggio di mezzo, quindi gli scatoloni arrivano e io non sono lì a riceverli: sono loro ad accogliermi appena arrivo a casa, e la prima cosa che faccio è aprirli per vedere cosa contengono.
Finalmente.
Finalmente saprò di che libri si tratta, e chi era il signor Ernesto Loccatelli a cui appartenevano: per il piacere di conoscerlo senza pregiudizi non ho cercato informazioni su di lui, aspetto di vederlo attraverso le pagine che lui amava leggere e mi tuffo in mezzo a tutti quei volumi.
Subito mi saltano gli occhi gli annuari del galoppo, tanti volumi dagli anni ’20 fino al secondo dopoguerra: alcune pagine sono sottolineate e segnate, specialmente quelle dove compaiono i nomi di Loccatelli e dei cavalli della scuderia di famiglia.
Ernesto Loccatelli infatti era non solo gentleman rider ma anche figlio di Luciano, ufficiale di cavalleria che teneva alcuni cavalli da corsa presso le scuderie dei professionisti più noti: buoni cavalli, a giudicare dalle somme vinte ogni anno e orgogliosamente annotate là, nelle prime posizioni di ogni annata.
Ma non c’è nulla di egoistico o personale, l’amore che i Loccatelli hanno riversato sui loro cavalli e nel mondo del galoppo era a tutto tondo: così ci sono i classicissimi del Fogliata perché è bello sapere anche la teoria della cura del cavallo e della gestione di scuderia, e i manuali per zooiatri perché approfondire è sempre meglio.
Poi una prima edizione di Tocchi in penna al galoppo di Federico Tesio e una dispensina preziosissima sul Cavalier Odoardo Ginistrelli: due miti per me, che bello vedere che anche un uomo di cavalli come Loccatelli era altrettanto interessato a loro.
E due volumi degli anni ’30 sugli allevamenti italiani: fantastici, sfogliandoli si ritrovano tutti i nomi che contano del mondo ippico, si rispolverano legami tra nonni e avi di persone che ancora oggi potete trovare in mezzo ai cavalli.
Che l’amore per loro, tante volte, diventa ereditario o se preferite genetico, o anche una malattia che si trasmette per contatto o conoscenza se vogliamo essere più corretti.
La Conoscenza: è lei che servono i libri, permettendo di custodire nomi e parole e racconti e farle arrivare più avanti, di là dall’ostacolo degli anni e delle generazioni, a chiunque avrà mai voglia di sentire una storia di cavalli e di persone che erano, tanti o pochi anni fa.
E’ per questo che ringraziamo chi ci dona libri di cavalli, qualsiasi libro che parli di loro: perché attraverso di loro continua un po’ a vivere chi li ha amati, entrambi.
Potrete trovare i libri del Fondo Loccatelli sempre vicini, uniti su due scaffali della biblioteca equestre di Pievecavalli: perché guardandoli tutti insieme potrete anche voi sentire chi fosse il loro proprietario.
Qui un bell’articolo di Giorgio Bergamaschi su Ernesto Loccatelli, cui è intestato un premio siepi sui 3.300 metri all’ippodromo Maya di Merano.