Bologna, 13 marzo 2021 – Che cosa c’è di peggio di una epidemia? Due, tre, quattro epidemie… Black humor a parte, viene da dire che a questo punto del 2021 ne avremmo avuto abbastanza di virus. A partire da quello umano che da un anno ci tormenta impietosamente, per arrivare a quello che, nelle sue varianti, più recentemente è ricomparso tra i cavalli.
La globalizzazione, la maggiore circolazione degli animali sono le cifre di una realtà che ci sta presentando l’altra faccia della medaglia.
Come spesso si raccomanda di fronte a situazioni complesse come questa, sarebbe opportuno fare sfoggio di un po’ di lungimiranza. Dovremmo evitare di guardare il dito che indica la luna e mirare direttamente a qualcosa di più largo…
Negli Stati Uniti, nella sola settimana che si è appena conclusa, sono stati denunciati focolai di Anemia infettiva (Texas), Ehv-1 (Pennsylvania, Stato di New York, California e Florida), Influenza Equina (Virginia), Ehm (Kentucky).
Niente panico, ragioniamo
Vero è che gli Stati Uniti occupano un continente e nella ‘vastitudine’ c’è spazio per tanta roba. Però il senso di questo elenco, che tra l’altro è sicuramente parziale, va letto in maniera utile.
Intanto il primo dato è che non c’è niente di nuovo sotto il sole per quanto riguarda gli allert statunitensi. Si tratta di virus che sono noti e per i quali esistono già da tempo valide contromisure farmacologiche.
In secondo luogo, visto che le reti di contagio sono il sistema pressoché perfetto per i virus che devono circolare, dobbiamo mettere in atto iter igienici che creino una barriera ‘automatica’ quotidiana tra un cavallo e l’altro. Anche se stiamo parlando dell’amato vicino di box. Un po’ come è capitato quando abbiamo dovuto prendere l’abitudine di lavarci le mani continuamente… L’igiene intorno al nostro cavallo deve diventare un modus vivendi permanente.
Infine il tema vaccini. Nella maggior parte dei casi sono sempre disponibili. Tranne che quando si ricorre al vaccino con una epidemia già in atto. In questi casi la loro richiesta lievita incontrollatamente e diventano merce rara e cara. Quindi, la soluzione più ovvia è vaccinare in condizioni di normalità, non solo di emergenza.
Esiste un sito molto serio – quello della World Organisation for Animal Health – dove vengono indicati tutti gli eventi epidemici legati agli animali in tutto il mondo.
Possiamo leggere i dati che il sito ci propone come un bollettino di guerra. Oppure come una utile indicazione per prevenire il diffondersi delle malattie tra i nostri animali.
E non è proprio un caso se sotto alla testata del sito campeggiamo cinque parole che dicono tutto: Protecting animals, preserving our future. Proteggendo gli animali, preserviamo il nostro futuro.