Bologna, lunedì 22 gennaio 2024 – La classe e la bravura di Giulia Martinengo Marquet come amazzone sono evidenti per tutti e universalmente riconosciute: superfluo dunque farne anche solo un minimo accenno. Stessa cosa a proposito dei suoi successi e delle sue vittorie: non c’è bisogno di stilarne l’elenco né ricordarne alcuna.
Quello di cui invece sono consapevoli solo coloro i quali conoscono la campionessa azzurra, o almeno le abbiano rivolto la parola di tanto in tanto, è l’intelligenza della persona. Il valore della persona. Per noi giornalisti intervistare Giulia Martinengo Marquet è sempre un vero piacere: grande apertura mentale, risposte mai banali, profondità di ragionamento, disponibilità massima ad affrontare qualsiasi tema per quanto poco piacevole o perfino sgradevole possa essere.
Oggi inoltre risalta in modo eloquente un’altra delle caratteristiche positive del carattere e della personalità di Giulia: la sua autoironia. Ieri infatti la nostra amazzone ha preso parte al Gran Premio dello Csi a tre stelle di Oliva, in Spagna. In sella a Calle Deluxe ha portato a termine un ottimo percorso base qualificandosi per il barrage (quindici i finalisti su 59 partecipanti alla gara). In barrage è partita molto aggressiva già dal numero uno, poi girata molto stretta e veloce a sinistra per andare al verticale numero due, avvicinamento non perfetto, Calle si ferma, lei cade. Eliminazione…
Ebbene, oggi cosa fa Giulia Martinengo Marquet? Pubblica un post sui suoi profili sociali in cui ci sono due fotografie. La prima ritrae lei e Calle in un bellissimo salto, nella seconda si vede la sua uscita dal campo a piedi con Calle sotto mano e l’airbag rigonfio sotto il braccio… Il simbolo della sconfitta sportiva di quel momento: cosa che nessuna amazzone o cavaliere vorrebbe vivere, mai, nemmeno nella gara di minor importanza, e tantomeno vederla rappresentare pubblicamente. Giulia invece tale simbolo lo condivide apertamente con la grande autoironia del laconico ed essenziale testo che illustra le immagini: “Ups and Downs”.
Questo episodio richiama alla memoria un’altra circostanza molto più significativa e di portata ben superiore. Il 10 novembre 2019 Giulia Martinengo Marquet su Elzas viene eliminata per caduta nel percorso base del Gran Premio di Coppa del Mondo di Verona. Un momento difficile e sportivamente (sportivamente: sia chiaro… ) drammatico per varie ragioni: l’importanza della gara, la quantità di pubblico presente, la diretta televisiva… oltre alla scarsa gradevolezza ‘fisica’ dell’evento in sé. Qualche giorno più tardi – il 25 novembre – si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una nota casa automobilistica di cui Giulia in quel momento è testimonial diffonde una pagina pubblicitaria in cui si vede l’esatto istante della caduta della nostra amazzone nel GP di Verona accompagnando l’immagine con un testo di portentoso significato: “Noi ci sapremo rialzare. Sempre”.
Una cosa sensazionale. Meravigliosa. Anche perché allarga il messaggio: più che parlare della violenza sulle donne, quell’immagine parla della capacità di reazione delle donne a qualunque tipo di subordinazione (reale o presunta) imposta non solo dagli esseri umani ma anche dagli eventi casuali o fortuiti. Ovviamente un messaggio che vale anche per gli uomini: questo è chiaro…
Nel mondo del nostro sport una cosa del genere non si è mai vista: la capacità di una persona, di un atleta (donna o uomo indifferentemente), di una campionessa di mettere sé stessa al servizio di un messaggio di formidabile valore etico e sociale mostrandosi non nel momento del trionfo bensì in quello della sconfitta, non nel momento in cui tutto funziona per il meglio bensì in quello della difficoltà, non nel momento in cui succede quello che si vorrebbe succedesse sempre bensì in quello in cui succede ciò che si vorrebbe non succedesse mai.
Dimostrando quindi che le cose brutte e difficili accadono, sì, anche ai più bravi e ai più forti: ma facendo sapere che l’obiettivo deve essere comunque e sempre quello di superarle rialzandosi. Di andare oltre: nello sport come nella vita. Un messaggio che può essere trasferito in tal modo, usando sé stessi in tal modo, esponendosi personalmente in tal modo solo da chi è tranquillamente e serenamente ben consapevole tanto della propria forza e delle proprie capacità quanto dei propri limiti e dei propri difetti.
Nell’epoca in cui la comunicazione digitale, elettronica e ‘social’ rende possibile per chiunque cedere all’umana debolezza dell’autocelebrazione, gli esempi offerti da Giulia Martinengo Marquet risplendono come un modello che dovrebbe essere di ispirazione per tutti, atleti e non atleti, donne e uomini indistintamente. Dimostrando che nello sport come nella vita più dei muscoli conta il cervello.