Bologna, 8 aprile 2021 – Come sempre i fatti di cronaca sono un ottimo spunto per andare oltre la notizia e fare qualche riflessione. Nei giorni scorsi, i Nas di Bari hanno sequestrato 21 documenti di altrettanti cavalli.
Qual è il problema? Il solito: i documenti appartenevano a cavalli già da tempo passati a miglior vita. E naturalmente erano stati ‘riciclati’ – probabilmente per enne volte – con soggetti che evidentemente ne erano sprovvisti.
Il tutto in una regione, la Puglia, che figura tra le maggior consumatrici di carne equina.
Infatti, dei 21 cavalli con ‘falsa identità’, nel momento in cui le forze dell’ordine sono intervenute, 10 erano già entrati nella filiera alimentare. Il che significa che erano stati legalmente macellati e venduti come se si fosse conosciuta la filiera della loro provenienza.
Per ricostruire la loro vera provenienza, le forze dell’ordine hanno dovuto percorrere a ritroso uno dei tanti viaggi della morte. Chilometri e chilometri fino in Ungheria. Da lì pare venissero i 21 ‘ignoti’.
Dei quali oggi, nove sopravvissuti sono stati posti sotto sequestro sanitario, per evitare che un sequestro penale li imbrigli nella burocrazia e attendono di essere adottati.
Non c’è niente da fare. Per quanto esistano leggi, normative, sanzioni… Chi vuole delinquere sfugge alle regole a prescindere. E in questo caso, ci sono state davvero troppe falle nella vicenda della povera vita di questi cavalli. Se non fosse stato per l’occhio acuto di un coscienzioso veterinario dell’Asl di Bari, nessuno ‘ci avrebbe fatto caso’. Questo caso non avrebbe ‘bucato’ in cronaca. Gli stessi identici documenti avrebbero dato libero accesso alla filiera alimentare a chissà quanti altri cavalli di ignota provenienza.
Possibile che 21 cavalli (con relativo trasporto) siano entrati in Italia senza che nessun organo di polizia veterinaria li controllasse e li identificasse? Con quali documenti?
È normale che nel 2021, l’identificazione di un soggetto che finirà nel piatto di qualche bambino (pugliese o di qualsiasi altra regione) sia ancora affidata a un pezzo di carta così facilmente falsificabile?
Perché i documenti di cavalli morti giravano così ‘allegramente’?
Che attendibilità può avere una anagrafe equina che non ha contezza dei cavalli che non ci sono più e che si basa solo su un sistema così facilmente aggirabile?
Esistono sanzioni che vanno da 3mila a 18mila euro di multa per chi falsifica il documento di un cavallo. Si è trovato chi deve pagare?
Il reato di adulterazione alimentare è normato dal Dispositivo dell’art. 440 Codice Penale. Perché le pene sono sempre poco certe? Il rischio di reiterazione, in reati di questo tipo, è altissimo.
Per questa punta di iceberg emersa in cronaca servono delle risposte perché le domande sono davvero troppe… Risposte serie però.