Bologna, 5 ottobre 2024 – La mostra che li riguarda si è appena conclusa al Private Banking di Ravenna, a noi hanno fatto venire in mente la fatica, il lavoro, la vita difficile di quegli uomini.
Erano gli scariolanti: avevano come unico bene le proprie braccia, una pala e una carriola e la sua ruota di scorta, che si rompeva spesso e se ci si fermava si perdeva tutto il compenso della giornata di lavoro.
Alla fine del XIX e nei primi decenni del XX grazie agli scariolanti sono stati costruiti argini, dighe, canali che hanno prosciugato le zone paludose della Pianura Padana prima, e dell’Agro Pontino poi.
Intere famiglie si spostarono dall’Emilia e dal Veneto per andare a bonificare l’Agro Pontino.
Tra loro i bisnonni materni di chi scrive queste righe, che nei primi mesi in Lazio vissero in una delle capanne fatte dai butteri.
Una carriola alla volta quegli uomini hanno cambiato il paesaggio di intere regioni, debellando tremende malattie endemiche come la malaria ma anche modificando profondamente la vita anche economica di quelle zone.
Che da una gestione latifondiaria, basata sull’allevamento del bestiame bovino ed equino che richedeva butteri e cavalli da lavoro col bestiame è passata ad una agricoltura più moderna.
Lasciando da parte tutte le diverse letture possibili degli sviluppi successivi, c’è questa specie di passaggio di consegne – non immediato, ma inesorabile – dall’uomo a cavallo all’uomo con la carriola.
Che poi ha aperto le porte a quello con il motore a scoppio, e via di questo passo.
Adesso a quale siamo arrivati? Ah già, a quello col cellulare in mano.
Unica costante i cavalli: adesso sono soggetti da sport, compagni di tempo libero e ancora qualcuno da lavoro.
Magici cavalli, sempre capaci di starci vicini.
La mostra de ‘La Cassa’