Bologna, martedì 12 luglio 2022 – Non è un bel momento per il salto ostacoli azzurro. Non ci vuole un genio per capirlo: è evidente. Ne abbiamo vissuti tanti in passato, e anche di molto peggiori, ma tale consapevolezza non contribuisce a rendere questo momento meno difficile.
La gente parla, commenta, accusa, critica e polemizza: i cosiddetti social sono una cassa di amplificazione di questo rumore. Si potrebbe dire che delle opinioni da ‘social’ gli addetti ai lavori dovrebbero fregarsene altamente: in parte è vero, ma in senso generale sarebbe sbagliato perché comunque quelle sono voci di persone che vivono più o meno a fondo nell’ambiente dello sport e dunque contribuiscono a creare mentalità, atteggiamento, opinione (anche). Molte delle persone che commentano lanciando strali infuocati o sentenze definitive o condanne senza appello o anche semplice sarcasmo (parentesi: ridere degli insuccessi e ridere di una situazione di difficoltà è abbastanza spregevole… ) in effetti non conoscono affatto la realtà del nostro sport, non conoscono nemmeno la realtà delle singole scuderie e dei singoli cavalieri e dei singoli cavalli, quindi fondamentalmente non sanno: ma una legge universale dice che il risultato giustifica tutto… Bisogna riconoscere che è un atteggiamento umano: tutti sono sempre pronti a saltare sul carro del vincitore, salvo discenderne precipitosamente quando le vittorie non ci sono più.
Oggi sembra che nessuno si renda conto del fatto che i cavalieri protagonisti dell’attualità sono esattamente gli stessi (esattamente gli stessi) che nei quattro anni compresi tra il 2016 e il 2019 (il 2019 era tre anni fa, non un secolo… ) ci hanno fatto vivere momenti esaltanti ottenendo successi e vittorie che mancavano da decenni e decenni… E quindi nessuno sembra rendersi conto che alla luce di tale dato di fatto risulti con evidenza abbagliante una considerazione elementarmente conseguente: la differenza tra allora e oggi la fanno i cavalli. Sottolineare questo aspetto però solleva l’indignazione social: io sto con i cavalli… e allora adesso la colpa sarebbe dei cavalli?… non toccate i cavalli… i cavalli hanno sempre ragione… imparate a montare e poi parlate dei cavalli… eccetera eccetera. E’ un atteggiamento un po’ subdolo: ergersi a nobili paladini della ragione dei cavalli significa implicitamente dimostrarsi ineffabili censori delle miserie umane. Peccato però che ci sia un equivoco di fondo (volutamente ignorato, altrimenti il castello cade… ): dire che oggi non abbiamo cavalli all’altezza degli impegni agonistici che dobbiamo affrontare non vuol dire dare la… ‘colpa’ ai cavalli (fa anche un po’ ridere stare qui a spiegarlo, ma va beh… ) dato che i cavalli non possono avere colpe, ovviamente. Vuol solo dire che ne abbiamo alcuni che non sono pronti adesso e che speriamo lo siano in un immediato futuro, vuol dire che ne abbiamo alcuni che sono ottimi ed eccellenti fino a un certo livello e che oltre fanno fatica (come è normale che accada nel caso degli atleti di qualsiasi sport: e non si tratta di esserne… colpevoli!), vuol dire che ne abbiamo alcuni obiettivamente sopravvalutati. Ma soprattutto vuol dire che non ne abbiamo in numero sufficiente della qualità necessaria per sostenere il ritmo agonistico del momento. Del momento: di adesso, quindi.
Adesso – o meglio tra poco – dovremo affrontare un Campionato del Mondo. Per noi un impegno di difficoltà estrema. Pensare che di ciò non siano consapevoli il commissario tecnico Marco Porro e tutti i cavalieri da lui coinvolti in questi primi sei mesi sarebbe come minimo sciocco. Pensare che ai nostri cavalieri non bruci enormemente comporre una squadra che finisce all’ultimo posto della classifica di una Coppa delle Nazioni sarebbe come minimo sciocco. Pensare che i nostri cavalieri pensino solo agli affari loro e che della squadra, dell’Italia, delle Coppe delle Nazioni e dei campionati internazionali se ne freghino altamente sarebbe come minimo sciocco. I primi a soffrire enormemente della criticità del nostro momento sono infatti proprio loro: selezionatore e atleti. I protagonisti diretti. Una sofferenza che probabilmente sarà destinata a protrarsi perché la ragione ci dice che il Campionato del Mondo di Herning non sarà per noi rose e fiori… (sebbene nello sport valga la regola del mai dire mai): tuttavia in Danimarca dobbiamo andarci perché nello sport si combatte fino all’ultimo sussulto, perché in ballo c’è una qualificazione alle Olimpiadi e finché la classifica finale non è ufficializzata non si può mai sapere, perché non partecipare volontariamente sarebbe riproporre quanto accaduto nel 1988 quando l’Italia del salto ostacoli per la prima volta nella storia ha deciso di rinunciare alle Olimpiadi innescando di conseguenza una serie di polemiche i cui effetti malsani si sono estinti dopo anni.
In considerazione di tutto ciò sarebbe bello che la cosiddetta opinione pubblica si unisse nel sostenere i nostri atleti – a due e a quattro gambe indifferentemente – proprio come è accaduto solo qualche tempo fa quando questi stessi protagonisti ci hanno regalato vittorie e successi esaltanti. E’ facile unirsi e sostenersi vicendevolmente quando le cose vanno bene e tutto sembra semplicissimo: lo è molto meno nel momento della difficoltà quando liquidare un risultato negativo con una sbrigativa e semplicistica accusa di incapacità a carico dei protagonisti (i vincitori dell’altroieri… ) sembra preferibile allo sforzo di cercare di comprenderne (o ascoltarne… ) le ragioni. Le ragioni le conosciamo. Sappiamo perché oggi siamo in difficoltà. Sappiamo anche quale sarebbe la condizione necessaria per evitare che queste difficoltà si presentino (lavorare sui cavalli giovani: ce lo diciamo dalla metà degli anni Novanta come minimo… e poi i proprietari… e gli sponsor… e la Fise che dovrebbe tutelare i cavalli di primo livello… i discorsi sono sempre gli stessi ormai da anni e anni). Ma adesso non è il momento per discutere di tutto ciò: adesso è il momento di far sentire ai nostri cavalieri che l’Italia non è loro nemica. Il Campionato del Mondo di Herning per noi in questo momento è un impegno di difficoltà enorme: incrementare tale difficoltà con polemiche strumentali e autodistruttive non è ciò di cui la nostra squadra ha bisogno…