Bologna, 24 settembre 2023 – … La domenica valeva la pena di consumare quel poco di carbone in più per l’acqua calda del bagno settimanale. Dai più grandi ai più piccoli ci si immergeva, a turno, nel tepore che toglieva quell’odore di strada di cui il mercato di Covent Garden e le strade strette della City impregnavano i poveri abiti di tutti i giorni per sostituirli con quelli, custoditi con cura, per le grandi occasioni. Ci si lavava della fatica per arrivare in perfetto ordine all’appuntamento con il ponte che univa ‘noi e loro’.
Non c’era londinese che non conoscesse qualcuno a Newmarket, o un cugino di qualcuno, un dirimpettaio, un lattaio o una persona incontrata al pub… Tutti avevano in tasca qualche segreto che solo Ascot poteva raccogliere. Ascot e i suoi cavalli, nelle domeniche in cui lo sport dei re diventava la passione anche dei loro sudditi.
L’ippodromo non era per tutti. Però rimaneva una meta per molti. Poterci entrare significava anche ‘esserci riusciti’, essere entrati nella cerchia di chi poteva. Non come certi campagnoli che dovevano accontentarsi di sbirciare da fuori.
Le tribune erano sempre piene di gentildonne e gentiluomini di città, che seguivano con grande passione e soprattutto grande misura. C’erano le tribune per la nobiltà – presente a ogni riunione anche perché era una occasione per portarsi all’evidenza della famiglia reale. C’era il parterre affollato dalla gente più comune che era arrivata in tempo. E c’erano le gradinate scoperte sopra le tribune per tutti gli altri.
Ombrellini, tube, mezze tube, velette, preziosi scialli, pizzi ed abiti eleganti venivano lambiti dall’aroma di scuderia, cuoio e finimenti. E raccontavano di una presenza accuratamente preparata, per un’occasione speciale, quasi sacra: la domenica in ippodromo…
Fonte: testo apocrifo