Bologna, 5 aprile 2021 – «Oggi vado a Gorla». «Io invece vado a Pozzallo». Dalle Alpi alle Piramidi, dai concorsi pluristellati al Progetto Sport.
A guardarle da fuori, tra queste due realtà c’è una distanza siderale. Eppure hanno così tanto in comune che vale la pena di farci un promemoria. Sì perché ogni tanto, si potrebbe correre il rischio di dimenticarsi che tutto ha un’unica matrice originaria. Lo sport e il cavallo. Non come due cose separate. Una cosa sola. Perché uno non esiste senza l’altro.
Ma quello che si vede in campo, per quanto importante, è solo un frammento di una realtà molto più ampia. Fatta di istruttori, genitori, groom, giudici, proprietari, allevatori, uomini di campo, tecnici, cavalieri, sellai, scuderie, organizzatori, trasportatori. Una realtà che parla di emozioni, di impegno, di levatacce al mattino, di un sistema economico, di uno sforzo corale che passa dalle gambette corte corte dei ponisti, fino agli impegni finanziari dei grossi sponsor dei big.
In mezzo… Tanto. Tutto il nostro mondo. Arrabbiato, in sofferenza, a volte un po’ strafottente, bisognoso di trovare nuove energie e di alzare la testa. E la voce dell’istruttore. Che urla da bordo campo e incita a guardare verso l’ostacolo successivo. A tenere ferme le mani. A non perdere il ritmo.
E così Nicole arriva quinta, Amber finisce bene il suo percorso e Adam Prudent vince il Gran Premio di Wellington. In tanti casi, si ha la sensazione che la voce di chi seguiva da bordo campo abbia contribuito, quasi sollevando il binomio di peso, a far passare netta la combinazione. La voce o quell’istintivo sollevarsi con le spalle o sulle punte dei piedi proprio nel momento della battuta. Quando naturalmente si segue a bordocampo.
La straordinarietà della cosa è che succede a Gorla come a Pozzallo. Dai concorsi pluristellati alle categorie più piccole. Osservate. Fateci caso. Capita ovunque. Anche alle Olimpiadi. Perché lo sport e lo spirito che lo accompagna sono proprio gli stessi.