C’era un tempo nemmeno tanto lontano in cui le federazioni sportive, fedeli al loro stesso nome, lavoravano con una programmazione anche pluriennale unicamente mirata al risultato sportivo. Il raggiungimento di una medaglia olimpica o mondiale, la conquista di un piazzamento nel medagliere di un evento internazionale, la crescita della propria nazionale in termini di risultati era tutto quanto si poteva sperare in una stagione sportiva o, visto che lo sport vive di quadrienni legati alle olimpiadi, in un ciclo di quattro anni.
Questa visione monodirezionale negli ultimi anni si è dapprima indebolita, poi addirittura ha lasciato lo spazio ad una interpretazione largamente modificata della mission di una federazione. Il risultato sportivo continua ad essere la stella polare di riferimento: ci sono federazioni che, come il nuoto o l’atletica, hanno avuto in questi ultimi anni uno sviluppo fortissimo grazie ai risultati; altre, come il tennis, che hanno mixato risultati e nuove discipline per moltiplicare i tesserati. Ma non è tutto.
Negli ultimi anni la sensibilità verso la pratica sportiva si è radicalmente modificata. Il <risultato prima di tutto> ha lasciato gradualmente spazio nella immaginazione collettiva al <benessere prima di tutto>, modificando dapprima i comportamenti singoli dei praticanti, poi la distribuzione delle risorse a livello istituzionale e infine l’orientamento strategico delle federazioni. Il governo, dotandosi di uno strumento operativo chiamato Sport e Salute, ha spinto in questa direzione, affiancando alla missione del Comitato Olimpico una precisa riorganizzazione della struttura di riferimento dello sport per avviare anche una parallela attività di promozione del benessere e della prevenzione. Quello che prima veniva stancamente delegato agli enti di promozione sportiva, ovvero l’organizzazione di eventi sportivi con finalità non agonistiche, ora diventa priorità per la maggioranza.
Questo cambiamento sta ora permeando il lavoro anche delle federazioni, in alcuni casi costrette a virare per la diversificazione dei finanziamenti attuata dal governo, in altri casi per una vocazione propria che trova terreno fertile in una sensibilità naturalmente differente. E’ il caso degli sport equestri. Avendo al proprio fianco il cavallo, straordinario partner di altruismo e sensibilità, la Federazione sport equestri ha sempre sostenuto direttamente le attività sociali collegate alla propria pratica sportiva. Il cavallo terapeuta è stato il precursore dell’atleta sociale che oggi tutti o quasi formano e in alcuni casi ostentano come veicolo di raccolta di finanziamenti. Come per altre grandi casi (la possibilità per uomini e donne di competere assieme, lo svolgimento dell’attività all’aria aperta in ambienti salutari per definizione, l’originalità del binomio uomo-cavallo che allena ad una diversa sensibilità) gli sport equestri anche in questo caso sono stati naturalmente precursori. E non è quindi un caso se nove dei dodici progetti proposti dalla Fise per ottenere i finanziamenti di Sport e Salute siano stati premiati con uno stanziamento complessivo di 3 milioni. Basta considerare che le federazioni sono 47 ed il budget totale era di 80 milioni per capire come la fetta <conquistata> dagli sport equestri sia ben più che proporzionale. Potranno così prendere corpo < Una carrozza per tutti>, destinato all’attività motoria degli over 65, <Cavalstudiando> per gli studenti degli Istituti Agrari, <Pony e ginnastica> in sinergia con la Fijlkam per insegnare ai ragazzi degli sport equestri come cadere in sicurezza; <Equiginnasticando> per l’alfabetizzazione motoria nella scuola legata in particolare al volteggio; <Io sento con il cavallo> per non udenti e soggetti ipoacustici; <A cavallo verso il futuro> per gli istituti penali minorili, <Overponymotricità> sempre per gli over 65, <Mi curo di te plus>, un progetto di coesione sociale e <Tutti in sella>, un progetto che mira a diffondere la cultura dello sport come premessa di benessere in particolare mediante l’approccio etologico improntato al rispetto del cavallo, atleta e compagno. Da tempo la Fise ha avviato questo percorso: prova ne sono iniziative come <Natale con la Fise> e la presenza dei pony nel cortile dell’ospedale <Gemelli> a Roma per rendere un po’ migliore la degenza dei pazienti oncologici ricoverati nella struttura. Ora però questa sensibilità fa un salto di qualità destinato ad avere un impatto importante su tutta la società ed a rafforzare il messaggio di fondo: che il risultato sportivo è importante, ma è solo la metà del mondo dello sport. L’altra, meno visibile, meno televisiva, meno mediatica e meno brandizzata, è però straordinariamente importante per ciascuno di noi. E Cavallo Magazine seguirà questi progetti nel loro sviluppo.