Nel lontano 2023, Polizia e Guardia di Finanza erano intervenuti per sventare una corsa clandestina nelle campagne di contrada Ciccobriglio, a Naro, nell’agrigentino. Erano stati identificati in 30 –anche dei minori – tra spettatori o coinvolti direttamente nella corsa illegale. Erano stati sequestrati i due cavalli impiegati nel turpe divertimento e circa 3.000 euro di denaro in contanti.
Secondo gli accertamenti del tempo, emerse che i due cavalli – Zampillo Key e Akthar Op – sarebbero stati dopati. Da ciò è scaturita anche l’accusa di maltrattamenti oltre a quella di corsa illegale.
È notizia di questi giorni che per 29 degli identificati la procura della Repubblica di Agrigento ha predisposto la citazione diretta a giudizio. Significa che per i reati del 2023 andranno tutti a processo.
Se non ci saranno slittamenti, la prima udienza è in programma il 21 ottobre 2025.
La legalità per fortuna è garantista. Prima che una persona possa essere giudicata colpevole di un relato nel nostro paese abbiamo tre gradi di giudizio. E prima ancora di arrivare in tribunale c’è una catena procedurale che ha come obiettivo proprio quello di mettere al riparo da qualsiasi errore.
Ma se questo è l’aspetto positivo del nostro sistema, il rovescio della medaglia ci presenta un conto salato. Che parla di procedimenti infiniti, lunghi farraginosi. Che finiscono per sminuire il potere deterrente delle forze dell’ordine.
La morale è meglio tardi che mai? Forse…
Il fatto però è che tra la corsa del 2023 e il 21 ottobre 2025, le corse clandestine non sono rimaste e non rimarranno a vedere come finisce. Forti delle lungaggini del nostro sistema e dell’impossibilità delle forze dell’ordine di vedere la propria azione trasformata in ferma contromisura alla criminalità organizzata, le corse sono andate avanti. Continueranno come se niente fosse. Del blitz del 2023 non si ricorda più nessuno.