Bologna, 20 gennaio 2021 – C’è tanta arte là dove non te lo aspetti quando si hanno in mente i cavalli. Così può capitare che buttando l’occhio sugli edifici di un’area post-industriale, nel cuore della Sicilia Orientale, ci si trovi di fronte schegge del mondo equestre che si riempiono di molteplici contenuti. Diventano simboli.
Una carrozza che colma di significato un edificio in cui il lavoro è stato il metro di vita fino a una decina di anni fa, per esempio. Dove, complice un cielo mediterraneo, i finestrini sembrano bucare la concretezza del palazzo. Ironia: vi si produceva bitume e materiale edile. Quanto di meno etereo si possa immaginare.
E Bitume è oggi il nome di questo polo che da industriale è diventato progetto culturale. Si trova a Ragusa.
Le città evolvono. Le attività evolvono. Gli uomini evolvono. E da una fabbrica – la Antonio Ancione – chiusa e dismessa, nasce un luogo in cui la wall art dà vita e nobilita muri e grandi superfici in cui l’iconografia del cavallo ricorre spesso.
In forma satirica, a volte macabra, a volte critica. Ma ricorre come a voler ricordare che con il cavallo abbiamo attraversato la nostra storia. E la sua iconografia, in tutte le declinazioni possibili, per noi ha un grande significato. Spesso inconscio. A volte consapevole.
Che grande debito abbiamo con il cavallo… Beh, ricordiamocelo quando entreremo la prossima volta in scuderia.
foto ©AS