Oristano, 26 agosto 2021 – Già la Sardegna è terra di cavalli, isola equestre al pari dell’Irlanda e con tanti tratti simili, dai muri a secco che rubano pietre ai pascoli e li delimitano alla simbiosi profonda tra la gente e i loro animali.
Ma Santu Lussurgiu ancora di più: sarà che è appoggiato sull’altopiano del Montiferru che sembra fatto apposta per crescere cavalli d’acciaio.
I pascoli non mancano e l’acqua neppure ma il clima e il terreno richiedono sangue vero e solidità senza incertezze.
Sarà che c’è un cavallo anche nel blasone di questo comune, sarà che la vicinanza della Tanca Regia di Abbasanta (dai tempi di Eleonora d’Arborea fulcro dell’allevamento sardo) è ragione e conseguenza insieme della qualità della popolazione equina locale.
Quale che sia la ragione, Santu Lussurgiu è un paese di cavalieri: tantissime le feste equestri, a cominciare dalla Sa Carrel ‘e Nanti e l’Ardia de Santu Lussurzu.
Con un legame fortissimo per le tradizioni legate a questo mondo.
L’amore per un certo tipo finissimo di cavallo da sella, la necessità di tutta una serie di maestri artigiani capaci di vestire in modo adeguato i tesori più vicini al cuore di questa gente: i cavalli, ovviamente.
Nelle ultime settimane Santu Lussurgiu è stato presente nelle cronache nazionali per il terribile incendio della fine di luglio.
Più di 20.000 ettari bruciati dalle fiamme, centinaia di cavalli e altri animali uccisi dal fumo o dal fuoco, alberi millenari distrutti in pochi minuti.
Il profilo delle montagne dietro il paese, venendo da Tanca Regia, è una fascia bruciata che tocca i due punti più lontani dell’orizzonte.
Allevatori e agricoltori, chiunque ha un pezzo di terra da quelle parti ha passato settimane intere a bonificare pascoli e boschi dopo le fiamme.
Ieri siamo stati lì: era una giornata calda, ma serena.
Gente alla fontana di Su Sauccu per portare a casa l’acqua buona, e un ragazzino che girava tranquillo per le strade del paese.
Avrà avuto 8 o 10 anni, montava un cavallino della Giara a sua perfetta misura. Il Giarino aveva la criniera tosata dritta come la cresta di un cimiero, il ragazzino i capelli cortissimi dietro e appena abbastanza lunghi da starsene dritti anche loro, sopra.
La sella era un piccolo seddazzu, anche quello giustissimo tanto da sembrare fatto apposta per i due.
Il cavallino perfettamente agli ordini, il bambino sciolto e naturale in sella come se ci avesse passato la vita sopra.
Alla curva del tornante ha cambiato di mano al nerbo come se fosse una tranquillissima ripresa in maneggio, in nessun istante ha avuto un aplomb meno che perfetto.
Probabilmente sarà un cavaliere elegante anche da grande.
Sicuramente sarà un cavaliere di Santu Lussurgiu: un posto dove quando capita l’inferno in terra lo spegni, ti tiri su le maniche e cominci subito a lavorare per mettere ordine.
Un posto dove l’acqua è ardente, dove la gente riesce ad essere generosa nonostante tutto.
Un paese di cavalieri, ecco.