Bologna, 26 luglio 2022 – Si muore di caldo. Quante volte abbiamo sentito questa frase. Un modo dire. O forse no. Non sempre almeno.
Lo scorso weekend a Tanca Regia, in Sardegna, un cavallo è morto verosimilmente per il caldo. Non c’è un nesso provato diretto – va detto – ma di fatto l’animale era appena stato impegnato in gara a oltre 40 gradi. All’una e mezza. Sotto il sole.
Non è morto sul percorso. È successo dopo. Quando è arrivato in box. Dopo aver collezionato 18 penalità in una 115.
Si chiamava Korona Klaudius e aveva 18 anni.
E mentre in Sardegna si compiva questo strazio, molti altri cavalli erano impegnati in altre gare su altri terreni. Con le stesse temperature.
Fortunatamente, non ne sono morti altri. Alcuni sono stati male ma chissà… Magari l’infarto di Korona Klaudius o le coliche degli altri sono fatti accidentali. Con i cavalli può succedere. Magari Korona Klaudius, se era il suo momento, sarebbe morto anche in un paddock ombreggiato.
Però… Al di là del campo delle ipotesi, di sicuro rimangono delle domande: dove sono finite le persone di cavalli? Quelle che sapevano che con il caldo si va in piscina, in montagna o al mare ma non si costringe il cavallo a saltare sotto al solleone?
Fino a un po’ di anni fa, quando arrivava l’estate (anche meno calde di quella di quest’anno) si mettevano in agenda concorsi in luoghi freschi. Quasi tutti in notturna. Avevano il sapore di feste estive. I cavalli lavoricchiavano in tardo pomeriggio e alla sera c’erano le gare. Con il fresco.
Adesso invece si va a saltare una 115 all’una, sotto il sole. Dove sta la cultura dello sport in tutto ciò? Dove sta l’attenzione per il proprio compagno di gara?
Avvertenze e norme per una gestione sostenibile esistono. C’è perfino un regolamento Fise per il salto ostacoli. Ci sono norme specifiche per la tutela del benessere. Però rimangono un atto formale dovuto. Ovvero non vengono necessariamente osservate. Diventano lettera morta per tranquillizzare sulla carta ‘quelli’ esagitati che protestano sempre.
Così come la giuria può permettere di montare senza giacca, potrebbe anche sospendere una gara se fa troppo caldo per i cavalli. Sempre ammesso che il buon senso dei cavalieri, dei loro istruttori e di chi li consiglia non sia già intervenuto prima.
Sì, perché al di là di qualsiasi regola, anche il buon senso avrebbe diritto a essere ascoltato.
Come si è appreso dal comunicato conclusivo dell’evento sardo, la quarta tappa del Trofeo dei Nuraghi è stata un successo: oltre 200 partecipanti.
Chissà se nel conto – dei partecipanti e di tanto altro – c’era anche Korona Klaudius.