Bologna, 9 novembre 2022 – L’ultima volta che l’avevamo incrociata era una bambina bionda che si muoveva perfettamente a suo agio tra i pony del centro ippico dove montava. Ed esibiva già una certa competenza… Nonostante la giovanissima età.
Ci aveva colpito per la sua disinvoltura. Per come sapeva già così bene cosa si doveva fare e come doveva essere fatto… Ed era diventata la copertina di Cavallo Magazine Junior.
Ma poi gli anni sono passati. Velocissimi. Venti per la precisione. E non ce ne siamo neppure accorti. Almeno non fino a quando quella stessa bimba con gli occhi azzurri ce la siamo ‘ritrovata’ davanti. Sempre tra i cavalli. Ma questa volta, non esattamente i pony della scuderia…
Margherita, come si arriva a collaborare con un’icona del calibro di Kent Farrington?
«Con determinazione, volontà, ma soprattutto con grandissima passione e umiltà. Partendo dal fondo, dalle basi senza dare per scontato niente. Io sono partita per l’Olanda appena terminato il liceo e da lì ho iniziato a imparare».
Come si vive una professione con i cavalli fuori dall’Italia?
«Lavorare con e per i cavalli è denominatore comune in ogni paese. Le differenze sono nella gestione, che cambia da nazione a nazione, ma senza passione e amore non si può lavorare con loro».
Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata tra i cavalli?
«Credo di averlo capito quando ci siamo conosciute, quindi direi una ventina di anni fa! I cavalli mi hanno aiutata sempre, ogni tanto sono stati la mia “salvezza”. Io devo tanto a Nelly (Nelly Mancinelli) che mi ha messa nella condizione di poter montare e fare gare e che mi ha insegnato tanto di quanto oggi conosco, ma qui non si finisce proprio mai di imparare bisogna avere l’umiltà di stare ad ascoltare e guardare, quella è una grande strada di insegnamento».
Ci vuoi raccontare gli step che ti hanno condotto lì dove sei ora?
«Come detto, sono partita per l’Olanda dove facevo la “groom-rider”, una figura che in Italia non è molto riconosciuta anche se di fondamentale importanza perché così si vive lo sport a 360 gradi. Sono partita pensando di conoscere il mondo dell’equitazione e invece, una volta arrivata lì, mi sono resa conto di non conoscerlo affatto proprio come la lingua inglese. In quel momento pensi di mollare perché sei consapevole che le cose da imparare siano troppe e di non essere all’altezza. Ma è lì che bisogna essere determinati e non mollare. Ho collaborato qualche mese con Clarissa Crotta, atleta incredibile, poi sono tornata in Italia con Michol Del Signore, fino ad arrivare in Belgio. Qui ho trovato una famiglia, ma soprattutto ho capito che questo era quello che volevo fare tutta la vita. Con Damien Haelterman abbiamo girato i migliori concorsi in Europa creando un team davvero forte. Poi un brutto incidente mi ha tenuta ferma un anno e onestamente avevo perso le speranze. Pensavo che il cammino si sarebbe fermato lì, immaginando di non poter più montare, che tutto avesse avuto termine. E invece, con l’aiuto di tutte le persone che mi hanno tirata fuori da quell’inferno, che non cito, ma sanno benissimo che sto parlando di loro, ricevo una chiamata dalle scuderie di Eric Lamaze e il sogno si è riacceso, più luminoso che mai. E per i motivi che il mondo conosce, sono arrivata qui, negli Stati Uniti, dove volevo arrivare da sempre. Insomma: un po’ il coronamento di un sogno».
Come ci si sente a far parte di un progetto equestre come quello in cui ti trovi?
«Una parola sola: ORGOGLIO. Sono orgogliosa di far parte di un team così forte e determinato. Sono orgogliosa di esserci arrivata sulle mie gambe nonostante i mille ostacoli trovati durante questo percorso. Sono orgogliosa di rendere fiera e felice la gente che ha contribuito in questo partendo da Ciuffi (Monica Oliva) che mi ha messa a cavallo a 4 anni arrivando a mia mamma, che mi ha sempre appoggiata e sostenuta nelle mie scelte, ma soprattutto ha sempre creduto in me e pensato che potessi arrivare ovunque io volessi. Sono orgogliosa della persona che sono diventata oggi perché so di aver lavorato duro e so di non essere ancora arrivata da nessuna parte perché alla fine, in questo mondo, non si smette mai di imparare».
Quali le difficoltà e quali i vantaggi?
«La difficoltà principale è forse la distanza. Con il fuso e gli orari di lavoro, oltre all’impossibilità di vedersi diventa tutto più complicato soprattutto con le amicizie, ma come penso da sempre i veri amici restano e ti appoggiano nonostante tutto. Stesso discorso per la famiglia, le rinunce alle cene di Natale e i viaggi. I vantaggi sono sicuramente in maggioranza e quindi tutto diventa più semplice. La vita è fatta di sacrifici. Senza quelli è difficile realizzare i propri sogni».
A una bimba che volesse imitare la tua carriera, cosa ti senti di consigliare?
«Di crederci sempre. Non smettere mai di sognare. E soprattutto non fermarsi di fronte ad alcuna difficoltà, anche economica, perché anche chi non ha possibilità infinite può trovare un suo posto in questo mondo. Io spero che leggendo quanto ho scritto e raccontato chiunque capisca che non importa essere ricco e famoso o essere al 100% in salute. Tutto si può fare se lo si desidera veramente. Quindi iniziate a fare le valigie perché c’è un mondo fantastico là fuori che vi aspetta!».