Kiev, 15 aprile 2022 – La guerra in Ucraina è sotto gli occhi di tutti: difficile staccarsi dalle breaking news e non lasciarci prendere dall’angoscia di questa situazione.
Chissà cosa pensano i cavalli, che vivono la cosiddetta ‘operazione militare speciale‘ russa da spettatori sì, ma coinvolti in prima persona (lasciatecelo dire) dai danni collaterali conseguenti.
Come questo bel baio, robusto e capace: è attaccato a un carretto di quelli che si vedono un po’ dappertutto nelle zone agricole dei paesi dell’Est, il suo proprietario probabilmente sta recuperando quello che può dai rottami che sono sulla strada.
Il cavallo è chiaramente in forma perfetta, bello tondo e sereno: è coperto dalla cenere che è stesa come un velo ovunque, anche sui rottami dei mezzi militari di un convoglio russo distrutto.
L’unica cosa viva e serena in mezzo a tanta violenza e distruzione, sta lì con i suoi occhi innocenti e fa il suo dovere – aspetta paziente e fermo dove è stato lasciato, è così facile fare il cavallo per bene in fondo.
E intanto con quei suoi occhi puliti si guarda intorno, chissà cosa registra la sua sensibilità in quel contesto così assurdo.
Poi guarda in macchina, verso il fotografo che ha scattato l’immagine: se fosse lecito umanizzare i sentimenti equini, crederemmo che stia pensando: ‘Ma perché fate queste cose?’.
Ma non si può, non si deve, non è corretto trasferire su cavalli o altri animali i nostri processi mentali umani.
Anche perché, a ben vedere, loro non li vorrebbero nemmeno dei processi mentali che permettono cose come la guerra – ohps, chiediamo venia: cose come le operazioni militari speciali.
Sono troppo brave persone, i cavalli, per concepire cose del genere.
Da leggere comunque la si pensi Cholstomér, di Lev Tolstoj: giusto per ricordarci che siamo spesso meno utili di un cavallo, e sicuramente sempre meno giusti.