Per fortuna abbiamo trovato il video: altrimenti, dovendo dar retta agli articoli trovati online, ci saremmo accodati alle grida di orrore.
Di cosa stiamo parlando: del bel cavallo grigio che a Vercelli, durante la manifestazione ‘Vercellae Hospitales‘, è scivolato sulle pietre della pavimentazione stradale.
Non è ‘stramazzato’ per caldo, sforzi, problemi vari: è caduto a causa di uno scivolone.
Che non doveva succedere, esistono apposta una serie di accorgimenti nella ferratura (puntine al vidiam, ferri con soletta in gomma) per ovviare a questo tipo di rischio: forse questo cavallo aveva una ferratura normale, ma forse.
Non lo sappiamo.
Premessa fondamentale: il cavallo nel giro di nemmeno 30 secondi (abbiamo controllato dal video, fatelo anche voi) era in piedi, tutto sommato abbastanza tranquillo e indenne.
Ma è stato scritto che è stata ‘Una scena terribile’, che ‘Ha cercato diverse volte di rialzarsi ma solo l’intervento degli addetti ha riportato la situazione alla normalità’ e soprattutto ‘chi cavalcava l’animale, non ha accennato minimamente a scendere dallo stesso. Lo ha fatto solamente quando la situazione si è aggravata’.
Eravamo già col coltello tra i denti, pronti a scandalizzarci: poi abbiamo cercato il video dell’accaduto, e abbiamo visto come è andata realmente.
Il cavallo è scivolato, sì, e ha cercato di rialzarsi immediatamente.
Ma come succede esattamente per le persone (chiunque abbia un briciolo di conoscenza di norme basilari di pronto soccorso umano lo sa) è una pessima idea rialzarsi quando si è ancora agitati.
Perché si continua a scivolare e a cadere: allora bisogna fermarsi un attimo, riordinare le idee e recuperare la calma, allora sì che riusciremo a rimetterci in piedi.
E il cavaliere (o l’amazzone?) del cavallo in questione no, non è rimasto ad oltranza in sella incurante del suo cavallo: semplicemente ha aspettato l’attimo in cui poteva smontare senza pericolo per se, e senza causare ulteriori sbilanciamenti al suo cavallo.
Una questione forse di 4 secondi, probabilmente meno: la frase ‘chi cavalcava l’animale, non ha accennato minimamente a scendere dallo stesso. Lo ha fatto solamente quando la situazione si è aggravata’ è assolutamente ingiustificata.
Controllate pure: in 30 secondi, qualcosa di meno il cavallo era in piedi che si guardava attorno come per dire ‘Beh, che è successo perdiana?’.
Tante carezze da parte del cavaliere (o dell’amazzone?) e della ragazza che gli faceva da palafreniere, che molto giustamente non lo hanno pressato per farlo rialzare, lasciandogli il tempo di farlo con le proprie gambe.
E sono stati tutti bravi a non fari mettere in agitazione dai telefonini, dalle esclamazioni, dalla paura di fare brutta figura, dal timore di finire sul giornale per un incidente e dall’ansia di no prestare il fianco ai commentatori da social.
Ripetiamo: in 30 secondi il cavallo era in piedi, e sano, senza bisogno dell’intervento ‘degli addetti’, senza che nessuno gli stesse seduto sulla schiena se non il minimo di tempo necessario a rendersi conto di quel che stava succedendo.
Ma si sa: fare leva sulla polarizzazione del sentimentalismo online paga parecchio, in termini di visualizzazioni.
Dagli al cattivone: soprattutto quando non c’è, che così si rischia niente.