Genova, 13 ottobre 2023 – Una proposta per andare incontro alle necessità dei proprietari di cavalli, e al benessere dei cavalli stessi.
E’ quella presentata da Alessio Piana (quota Lega), presidente della terza commissione Attività produttive regione Liguria che ha sollevato il tema prelievi per l’Anemia Infettiva Equina.
Piana ha chiesto che il prelevo in questione, il test di Coggins, obbligatorio per verificare se i cavalli sono affetti dalla malattia, venga effettuato dalle Asl regionali a proprio carico.
“Sarebbe opportuno – osserva il consigliere – che il servizio sia fornito attraverso le strutture pubbliche dell’Asl 3 Genovese e delle altre Asl liguri. L’assessore competente, dopo l’interrogazione della Lega, ha spiegato che a fronte delle segnalazioni pervenute si impegnerà a effettuare ulteriori approfondimenti sugli assetti organizzativi delle Asl liguri. Garantendo, già da ora, che chi ne farà richiesta sarà inserito nella relativa lista d’attesa”.
Inoltre, una volta completato l’incremento dell’organico per evitare disparità di trattamento tra i proprietari di cavalli nei territori delle varie Asl in Liguria, “la prestazione tornerà a essere erogata dal servizio sanitario regionale” conclude Piana.
Perché non estendere la proposta a livello nazionale?
Visto che si tratta di un prelievo obbligatorio per individuare una malattia di cui non è possibile una diversa profilassi preventiva, sarebbe sicuramente un fattore positivo.
Non solo per le tasche dei proprietari di cavalli, ma anche per la strategia di gestione del problema.
Dal sito del Craie, Centro di referenza nazionale per l’anemia infettiva equina:
L’anemia infettiva equina (AIE) è una malattia diffusa in tutto il mondo.
Tutti gli equidi (cavallo, asino, mulo, bardotto) risultano sensibili all’infezione causata da un virus della famiglia Retroviridae, genere Lentivirus e trasmessa principalmente da insetti vettori, soprattutto tafani.
La sua diffusione è maggiore nei periodi favorevoli all’attività degli artropodi ed è di più facile riscontro in regioni a clima caldo umido. Per questo è anche conosciuta con il nome di “swamp fever” o “febbre delle paludi”.
Il virus, a RNA e con un genoma di 8.2 kb,replica nelle cellule della linea bianca del sangue. In particolare, nei macrofagi il virus integra il proprio genoma, garantendo la persistenza dell’infezione virale nel tempo.
In condizioni naturali, la trasmissione indiretta del virus è prevalentemente mediata da insetti vettori.
Gli insetti ematofagi, principalmente tafani e mosche cavalline, sono in grado di trasmettere l’infezione. Soprattutto a seguito della puntura di soggetti in fase acuta dell’infezione e successivo pasto di sangue su animali sani.
Altra via di trasmissione del virus, ancor più efficiente, è quella iatrogena.
L’impiego di strumenti contaminati (aghi, siringhe e strumenti chirurgici) e le trasfusioni di emoderivati non controllati sono le cause più frequenti.
In questi casi l’infezione può anche essere trasmessa da animali con infezione cronica, a causa della quantità di sangue inoculato, superiore rispetto a quella degli insetti.
Il passaggio dell’infezione nel corso della gravidanza è meno frequente ma possibile. Il contagio è anche possibile al momento del parto o attraverso secreti ed escreti come colostro, latte e seme di soggetti soprattutto in fase acuta di infezione.
I portatori inapparenti del virus rimangono infetti per il resto della loro vita e possono costituire fonte di contagio per altri animali recettivi. Per questo motivo, sebbene le infezioni di tipo asintomatico siano le più frequenti, gli animali positivi sono soggetti a provvedimenti restrittivi per limitare la diffusione.
Questi i possibili segni clinici associati all’AIE:
- febbre (con temperatura oltre i 40°C)
- depressione
- petecchie emorragiche sulle mucose
- trombocitopenia