Ravenna, 13 maggio 2023 – L’alluvione c’è stata qualche giorno fa, per la precisione all’alba del 3 di maggio.
Ma prima di qualsiasi altra cosa Giuliano Bravi da Bagnacavallo (ironia della sorte) ha pensato a mettere al sicuro i suoi cavalli: poi una volta sistemato tutto ha cominciato a raccontare.
Bravi gestisce la scuderia Lacchina Ranch di Boncellino, proprio dove il fiume Lamone ha rotto gli argini in seguito alle piogge intense delle ore immediatamente precedenti.
Si è reso subito conto che la situazione era pericolosa: impossibile sperare che fossi e canali potessero far scorrere via l’esondazione.
Cosa fare di fronte a questa emergenza?
“Ho liberato i cavalli” ha spiegato Giuliano Bravi ai colleghi del Corriere di Romagna, “li ho portato in un terreno più alto, poi nella proprietà del vicino; poi ancora in prossimità della fabbrica di sementi, ma l’acqua continuava a salire e la corrente si faceva forte e impetuosa. A un metro e 20 non si vedeva più la traccia dei fossi e della strada. Abbiamo sacrificato le auto del tutto sommerse, per salvare i cavalli. Non c’era tempo da perdere”.
Per fortuna la massicciata della linea ferroviaria ha costituito una solida via di fuga: seguendola Bravi, la moglie, i figli e alcuni amici hanno portato a mano uno alla volta 13 cavalli. tra cui una fattrice con il puledro nato da soli 5 giorni al Circolo ippico Ravennate, sulla Romea.
Continua Bravi: “Dopo una notte di riposo al circolo, 4 esemplari abituati al pascolo, sono stati liberati nella pineta San Vitale; altri sono stati collocati dai proprietari altrove, e 5 sono in scuderia. Il circolo era l’unico luogo che poteva ospitare un così alto numero di cavalli. Mi premeva averli vicino per poter continuare ad accudirli. Ora stiamo cercando di portare via il fango con la speranza, a fine giugno, di riportare a casa i cavalli e di tornare operativi in tre mesi”.
L’acqua è arrivata a 2,40 metri di altezza, fatto danni ovunque e sommerso di fango ogni cosa, ha portato via la struttura in legno della selleria spostandola di 25 metri.
Ma il carattere di Bravi & c. in questa contingenza si è delineato con chiarezza: “Piangere non serve a nulla, il giorno del salvataggio dei cavalli non sentivamo il freddo, la fatica, la fame” ha continuato a raccontare il gestore del Lacchina Ranch.
Che continua: “Ci ha aiutato non sapere di non essere soli, avere la presenza degli amici e dei volontari che anche sabato e domenica erano con noi: chi ha riparato i trattori, chi ha portato tagliatelle e ragù per condividere la tavola”.
L’associazione Sareis, società allevatori razze equine sella è nata nel 1978 e grazie a lei oggi 300 ettari di pineta sono adibiti a mantenere viva la tradizione dei cavalli al pascolo nata qui nel 1400, quando i monaci dell’abbazia di San Vitale li importarono per allevarli.
Anche Bravi fa parte di Sareis: “Sono nato vicino al Lamone 59 anni fa, lo conosco bene, è il mio fiume. Ho sempre pensato fosse l’unico fiume che non potesse rompere l’argine per la vicinanza della valle della Canna, del Fossatone e di Punta Alberete. Ho sempre avuto fiducia nel Lamone”.
Ma forse non è tutta colpa del Lamone se le acque hanno rotto i suoi argini.
Qui la fonte della notizia, Corriere Romagna e qui il ricordo dell’alluvione del Polesine, 70 anni fa.