Bologna, 27 novembre 2021 – Era sabato 1 febbraio 2020 e la Gran Bretagna lasciava l’Unione Europea realizzando quella che tutti conosciamo come Brexit.
Si pensava che tale uscita, prorogata più volte e preparata da tempo, si potesse appoggiare a solidi accordi tra i paesi. Anzi, in alcuni casi era perfino stato promesso.
Eppure, la mobilitazione dei cavalli pare non rientrasse tra tali accordi. O meglio, che non abbia avuto la necessaria attenzione da parte dei legislatori. Soprattutto britannici. Quelli che del resto la Brexit l’hanno voluta.
Il che lascia piuttosto di stucco se si pensa all’enorme movimentazione di cavalli che ogni anno avviene tra la Gran Bretagna e ‘il resto’ dell’Europa.
Non solo i cavalli da concorso… Ma anche tutti quelli del galoppo, degli allevamenti… Insomma, un comparto decisamente voluminoso e oggi in chiara difficoltà.
Tanto che perfino molti enti britannici (e non) che si occupano di benessere animale hanno a più riprese sottolineato il problema facendone proprio una questione di salvaguardia dei cavalli.
Il nodo intricatissimo riguarda la burocrazia che regola il passaggio degli equidi da un paese extra Cee, come oggi è la Gran Bretagna, verso l’Unione. E viceversa.
Esami, certificati, scadenze strettissime di entrambi, controlli lenti e farraginosi, attese impossibili ai varchi di Calais… L’esatto opposto di ciò che occorre affinché il trasporto dei cavalli avvenga in modo fluido e rapido. Ovviamente per il loro benessere innanzi tutto.
A ciò si uniscano i costi che l’iter implica. Tutto a carico dei cavalieri che si spostano e che non sono necessariamente solo i top rider dei circuiti più prestigiosi.
Insomma, una vicenda sempre più intricata, sulla quale si è espresso anche Göran Åkerström, direttore del dipartimento veterinario della Fei, in occasione della recente assemblea generale.
«Con enorme tristezza noto che ci sono ancora problemi ai confini con la Francia – ha spiegato Åkerström. «C’è una mole incredibile di burocrazia e non vediamo alcuna volontà da parte dei governi per risolvere il problema. È per questo che dovremo impegnarci ancora più a fondo per trovare una soluzione. A breve, medio e lungo termine. L’attuale situazione mette soprattutto l’equitazione britannica in grave pericolo. Le principali scuderie stanno già ‘traslocando’ fuori dalla Gran Bretagna. Una scappatoia che potrebbe danneggiare pesantemente il comparto nel paese. Con tutto il suo indotto».
Quali che siano le difficoltà, leggi e normative sembrano sempre più incuranti di quali difficoltà provochino. E così, da luglio 2022, altro gire di vite imposto proprio dalla Brexit. Controlli più serrati e nuove documentazioni per import-export di cavalli. Pare addirittura sia all’orizzonte un valico unico per il passaggio dei cavalli. Che però… non è ancora neppure stato realizzato.