Bologna, 18 febbraio 2021 – Causa Brexit, sarà sempre più difficile vedere sui campi di tutta Europa (Italia compresa) cavalieri britannici. A meno che non abbiano base fuori dalla Gran Bretagna.
Pare che gli effetti della Brexit stiano facendosi sentire in modo insostenibile per i cavalieri di medio livello internazionale che si troverebbero a sostenere costi di trasferta improponibili.
Secondo quanto segnalato al Bef (British Equestrian) da diversi cavalieri, i costi per raggiungere il Continente via ‘ferry’ sarebbero aumentati del 318%. Veramente troppo.
Il rischio, reciproco, è dover rinunciare a un confronto sportivo che nella storia, e parliamo delle discipline olimpiche, ci ha dato la possibilità di apprezzare cavalieri iconici in salto ostacoli, completo e dressage.
Da quando la Brexit è entrata in vigore (31/12/2020), i cavalieri britannici hanno visto un aumento verticale dei costi della burocrazia per le trasferte, dei tempi di preparazione (che equivalgono ad altri costi…).
Ed è per questo che al Bef stanno raccogliendo – secondo alcuni tardivamente – corposa documentazione per portare, con tanto di ‘pezzi di carta’ in mano, il problema all’esame delle lobby di Governo.
Eppure, si dicono in molti, di tempo per prevedere ogni aspetto dell’uscita della Gran Bretagna dalla Comunità, ce n’è stato parecchio.
La risposta di British Equestrian
«Tutti hanno fatto del loro meglio per preparare la Brexit, basandosi sulle informazioni che avevano. Però finché non si affrontano le cose in pratica, è difficile prevedere come andranno a finire» ha dichiarato Iain Graham, capo esecutivo ad interim di Bef.
Una dichiarazione debole secondo molti che invece ritengono proprio che il compito delle istituzioni avrebbe dovuto essere quello di mettere al sicuro ogni settore.
Soprattutto se si considera che la filiera del cavallo è una voce di bilancio significativa, oltre 4 miliardi di sterline all’anno. Riguarda un numero di lavoratori/contribuenti enorme. Dagli allevatori ai commercianti, dai cavalieri alle normali attività equestri non agonistiche, senza dimenticare tutti i produttori di attrezzature, mangimi, strutture…
«Dobbiamo rispettare la legge vigente, ma sarà nostro compito – ha dichiarato Graham – offrire un contributo di conoscenza del settore alla politica per un rapido miglioramento».