Bologna 4 febbraio 2021 – Anche se non condivise, ognuno ha diritto alle proprie scelte alimentari. A patto che però la filiera sia controllata e garantita come previsto dalle leggi su cui vigilano i Nas, Nuclei Anti Sofisticazione.
Disporre della tracciabilità della filiera è inderogabile garanzia di cosa mettiamo nei nostri piatti. Che è poi ciò da cui dipende la nostra salute.
È previsto dalla legge italiana, nonché da quella comunitaria. Ma soprattutto dovrebbe essere previsto dal buon senso di chiunque faccia la spesa.
Quando la tracciabilità non è disponibile, indipendentemente dal tipo di alimento, deve scattare più di un campanello d’allarme.
È notizia di oggi che i Nas, Nuclei Anti Sofisticazione di Parma, hanno intercettato a Reggio Emilia, in una macelleria, 12 chili di carne equina pronta per essere commercializzata.
Sottovuoto, perfettamente confezionata, la carne in questione non disponeva di alcuna etichettatura riportante le informazioni di tracciabilità (provenienza e data di confezionamento).
L’intervento dei Nas, avvenuto nell’ambito dei controlli alimentari e delle normative anti-Covid, ha portato così al sequestro di circa 200 euro di carne e a una sanzione per il macellaio, legale responsabile dell’attività, per 2.400 euro.
Dietro al problema della carne equina non tracciabile c’è un enorme vulnus che riguarda la salute pubblica. Ma non solo. C’è anche tutto un mondo che, tra il grigio e il nero, si fonda sulla ‘sparizione’ di tanti cavalli, sulle macellazioni clandestine e sulla malavita che non ha certo scrupoli in materia.
‘Accontentarsi’ di alimenti che non hanno una filiera certa e certificata significa, in buona sostanza, dare spazio al commercio di tutto ciò. Dipende anche da noi…