Faenza, 1 dicembre 2020 – Sui monti di Casola Valsenio, a Baffadi, nel 2018 tre cavalli e quattro muli vagavano nella neve, mettendo a rischio la propria e altrui incolumità.
Abbandonati a loro stessi, cercavano il cibo e l’acqua che non gli veniva data da chi aveva il dovere di occuparsi di loro.
Nei giorni scorsi le tre persone responsabili a vario titolo di quell’episodio di abbandono sono state condannate al pagamento di 8.000 Euro di ammenda.
La pena comminata è la conclusione di un patteggiamento in cui a due di loro è stata sospesa la pena dal giudice Tommaso Paone.
Coinvolti una 58enne di Ravenna co-titolare dell’azienda agricola a cui appartenevano gli equidi, l’amministratore (un 71enne di Casola Valsenio) e l’altro titolare, un 65enne ravennate che vive in Sudamerica.
Un segnale chiaro e netto per chi maltratta e abbandona gli animali, unica arma che abbiamo a fronte delle tante truffe e vessazioni messe in opera da chi lucra sulla loro pelle.
I muli e i cavalli di Baffadi stavano vagando da 15 mesi nei dintorni dell’azienda agricola che di fatto li ha lasciati senza cure.
Uno di loro marcava vistosamente, erano affamati ed esausti a causa dell’impossibilità di trovare un ricovero in mezzo alla neve e al freddo.
Senza contare il rischio di incidenti a cui si esponevano invadendo, spesso e volentieri, la provinciale Casolana.
I residenti della zona avevano segnalato il problema ai Carabinieri , tra l’altro gli animali invadevano i campi coltivati alla ricerca disperata di cibo.
L’operazione di recupero organizzata dai Carabinieri della stazione locale ha avuto il supporto dei vigili del fuoco volontari di Casola e di alcuni agricoltori della zona.
Individuati i 7 nei paraggi di un vecchio cimitero sconsacrato di Rio Valle servito in passato come loro ricovero, i militi avevano riempito la mangiatoia di fieno acquistato di tasca loro.
Cavalli e muli abbandonati, attirati dal tanto atteso pasto, sono così stati catturati, rifocillati e controllati da un veterinario.
Ora la giusta punizione per chi è stato responsabile del loro maltrattamento.
Un buon esempio per i casi simili, che purtroppo affiorano in cronaca con una regolarità degna di miglior causa.
Qui la fonte della notizia, da il Resto del Carlino edizione di Ravenna