Roma, 19 ottobre 2023 – Qualcosa vorrà dire, perbacco.
Ci sarà un perché se lo scorso fine settimana a Roma, al Circo Massimo, in occasione della Fattoria di Coldiretti sono arrivate una marea di persone.
E per essere lì non potevano che essere interessate al mondo agricolo italiano in generale, protagonista dell’evento. Un mondo dove i cavalli hanno avuto sempre un ruolo fondamentale.
Per questo c’erano i rappresentanti (un soggetto per tipo equino) di alcune delle nostre razze equine autoctone: un Lipizzano, un Cavallo Agricolo Italiano da tiro pesante rapido, un Tolfetano, un Pentro, un Persano, i Monterufolini dei Carabinieri Forestali.
Ma anche un asino Sardo e uno dell’Asinara, e i bovi Maremmani e una miriade di animali da cortile e bovini e ovini.
Una collezione di biodiversità incredibile, della cui ricchezza noi italiani non ci rendiamo nemmeno bene conto. E che manifestazioni come quella di Coldiretti stanno cominciando a far conoscere anche a chi non frequenta la campagna in modo abituale.
Perché l’intento delle Fattorie di Coldiretti è proprio questo: farci rendere conto dell’importanza, della bellezza e della complessità del mondo agricolo e allevatoriale. Dal quale dipende la nostra vita, perché ci nutre.
Che ha negli animali, in tutti gli animali, una componente irrinunciabile: non solo come risorsa alimentare, ma anche come compagni di lavoro effettivi.
Un aspetto che specialmente i più giovani abitanti delle città non hanno mai potuto approfondire. Di qui la curiosità che bambini e ragazzi hanno dimostrato nei tanti e diversi incontri didattici pensati per loro.
Come quello tenuto da Alessandro Volpi, degli Allevatori del cavallo Tolfetano di Cottanello e Loriano Bargagli dell’azienda agricola Badia Vecchia, di Castiglion della Pescaia.
Alessandro è a Roma con la sua cavalla Tolfetana Aurora, Loriano con due buoi Maremmani che hanno riscosso un grandissimo successo, attaccati al giogo e non.
Insieme hanno spiegato il lavoro con il bestiame, perché fosse necessario il cavallo per gestire i bovini bradi e fatto conoscere ai ragazzi delle scuole gli strumenti che mettevano (e mettono) in connessione uomo e cavallo, uomo e buoi.
La bardella, il giogo, i finimenti, le imboccature, la mazzarella, il carro agricolo: usi e costumi e perché di oggetti che sono l’espressione di un rapporto strettissimo, secolare, che lega uomo e animali e la terra, l’ambiente che li circonda.
A Silvana Gioia, capo servizio AIA, abbiamo chiesto il perché di un successo così grande per il Villaggio Contadino del Circo Massimo.
“Prima di tutto perché è stato fatto un ottimo lavoro di comunicazione sulla città. Erano settimane che già dai punti di ingresso della Capitale, dall’aeroporto alle stazioni c’erano le campagne pubblicitarie dedicate di Coldiretti. Poi perché è un format che funziona, e funziona benissimo: portare la campagna in città è l’idea vincente. Infine perché si trova una offerta di qualità altissima: tutti i prodotti agroalimentari portati da agricoltori e allevatori sono il meglio della produzione italiana. Dai prodotti agricoli al food, tutto è di livello eccellente. In tanti di quelli venuti il sabato sono tornati anche il giorno dopo, per dire, anche se farlo significava affrontare lunghe code all’ingresso”.
Un numero strabiliante di persone, quello ufficiale fa quasi paura: si parla di 2.000.000 (du-e-mi-li-o-ni) di persone al Circo Massimo lo scorso week-end.
Qualcosa vorrà dire, perbacco.