Bologna, 31 marzo 2024 – Doccia fredda, gelata, su quanti speravano che la storia dei quattro cavalli da giorni in fuga nella zona di Tarquinia si sarebbe conclusa con un lieto fine. I cavalli sono stati abbattuti a colpi d’arma da fuoco per garantire la sicurezza stradale. Il tutto è avvenuto in ottemperanza dell’ordinanza emessa dal sindaco di Tarquinia, Alessandro Giulivi. Ed è inutile specificare che l’azione violenta ha suscitato un coro di proteste e denunce che si sono levate da praticamente tutte le associazioni animaliste e dalla comunità equestre.
Perché i cavalli non sono stati sedati al posto di essere uccisi? Se lo chiedono in tanti. E sicuramente ci sarà perfino una spiegazione valida per chi non ha il nostro stesso ordine di valori. Del resto, il rischio di un incidente con possibili danni alle persone non era troppo remoto. L’Aurelia è un’arteria estremamente trafficata.
Rimane il fatto che pare impossibile che non si sia trovato un altro modo per mettere tutti al sicuro: automobilisti e cavalli. Che del resto non avevano nessuna colpa. Neanche quella di essere stati lasciati incustoditi o non sufficientemente contenuti e vigilati.
I cavalli che scappano e si avvicinano pericolosamente alle strade sono un problema ricorrente e non nuovo che pare nessuno abbia intenzione di affrontare in maniera condivisibile, lasciando di volta in volta la soluzione nelle mani di persone più o meno sensibili. Accade in Italia e in ogni luogo che veda la presenza degli equini in un territorio antropizzato.
Solo la scorsa settimana, a Ocala, un cavallo è stato fermato dalla polizia statunitense appena dopo che aveva lasciato, miracolosamente indenne, la SW Highway 200. Dove alcuni automobilisti, accortisi dell’animale, lo avevano letteralmente scortato fino a un’uscita dell’autostrada dove lo attendeva il prato in cui è stato poi recuperato.
Un altro approccio. Diametralmente opposto. Ma del resto i veri cowboy difficilmente giocano a fare i cowboy…
Sulla triste vicenda di Tarquinia l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha già annunciato un’immediata richiesta di accesso agli atti per conoscere i dettagli della vicenda e del perché non si sia riusciti a catturarli, sedarli, e riportarli nel controllo del proprietario.
«È un fatto di una gravità inaudita – si legge nella dichiarazione di Italian Horse Protection – non solo per le modalità ma anche per le tempistiche: l’ordinanza è del 27 marzo e appena il giorno dopo, giovedì 28, i cavalli sono stati uccisi. Nell’ordinanza c’è scritto che i cavalli vagavano da giorni, ma nessuna richiesta di aiuto era stata diffusa dal Comune, né alcuna associazione era stata contattata: semplicemente si è passati dall’ordinanza alle vie di fatto in un tempo ridottissimo. Si è deciso di abbatterli prima di aver contattato le associazioni che certo avrebbero trovato la soluzione per risolvere la vicenda in modo civile e non cruento».
LAV, ENPA e IHP hanno dichiarato che sporgeranno denuncia nei confronti di chi sarà identificato come responsabile di quello che pare configurare un abbattimento illegittimo di animali.