Kuala Pilah, 5 ottobre 2023 – Il tiro con l’arco a cavallo da qualche anno sta prendendo piede anche in Italia, come abbiamo visto anche di recente.
Ma in diversi paesi orientali è una tradizione molto amata, e uno sport praticato da tanti: da quelle parti la gara con l’arco di tipo turco si chiama Qabaq.
Nei giorni scorsi in Malesia si è tenuta una tappa di qualificazione per il Campionato del Mondo di tiro con l’arco a cavallo. Hanno partecipato binomi provenienti da Malesia, Indonesia, Tailandia, Cina, Mongolia e Corea.
Impossibile, pensando agli arcieri a cavallo e a paesi come Mongoli a e Cina, non ricordare Gengis Khan e i cavalli della sua Orda d’Oro.
Un uomo senza cavallo è come un uccello senza ali – proverbio mongolo.
I Mongoli vivevano e morivano a cavallo, e in sella conquistarono quasi tutto il mondo allora conosciuto in Occidente – oltre a una bella fetta di Asia che non era ancora mai stata guardata da occhi europei.
Montavano per la maggior parte piccoli cavalli della loro steppa: molto robusti, resistentissimi, estremamente frugali e parchi di necessità o cure.
Il tipo più antico vive ancora oggi nella parte meridionale della Mongolia. Non è cambiato in nulla dai tempi di Gengis Khan, ma ne esistono di differenti varietà.
Quelli del deserto hanno zoccoli più larghi degli altri, la varietà delle montagne è più piccola e robusta, mentre quelli delle steppe sono i più alti e veloci.
Mediamente il cavallo (non pony: per quanto sotto misura è proprio un cavallo) Mongolo ha una altezza al garrese dai 124 ai 148 cm. Riesce a sopravvivere in un clima che va dai + 40° ai -30° anche con quantità minime di cibo, può percorrere al galoppo dieci chilometri senza mai rallentare e ne copre 90 in una giornata anche su terreni montuosi ed accidentati.
Vengono allevati rigorosamente allo stato brado, le giumente vengono munte per ottenere il kumyss, una bevanda fermentata.
I mongoli non identificano con un nome i loro cavalli ma hanno più di duecento vocaboli per descriverne il mantello e i segni particolari.
Da notare che, pratici e di buon senso come erano, i mongoli man mano che passavano in terre ricche di cavalli ne prelevavano ed utilizzavano i migliori e i più adatti alle loro esigenze.
Derivano dal cavallo Mongolo le razze giapponesi di Misaki, Taishu, Tokara, Kiso, Yonaguni, Noma, Hokkaido e Myako: in Giappone il tiro con l’arco a cavallo si chiama Yabusame.
e le analisi genetiche hanno rilevato un collegamento anche con i cavalli Islandesi e alcuni pony delle Isole Britanniche e dell’Europa centrale.
Alcuni commercianti svedesi poi, nei secoli passati, avevano acquistato soggetti della Mongolia tramite i russi che si pensa abbiano contribuito all’allevamento del pony Fjord e altre razze nordiche.