Torino, 6 dicembre 2023 – La zona di Piverone, dove è accaduto il grave incidente dove nei giorni scorsi è rimasto vittima un cavallo, è terra di Attacchi.
Una disciplina, una competenza equestre che da quelle parti hanno portato avanti con caparbietà e passione. Anche quando il motore a scoppio ha cancellato, altrove, l’abitudine a guidatori e redini lunghe.
Il guidatore della maratona coinvolta e il figlio che era proprietario del cavallo fanno parte di questi cultori degli Attacchi.
Tre associazioni locali attive nel campo ci hanno inviato una lettera aperta ai nosrti lettori, che volentieri pubblichiamo.
“In rappresentanza delle Associazioni sottoscriventi ci sentiamo, a proposito dell’incidente accaduto sulla statale di Viverone, fortemente lesi nella nostra immagine di soggetti non commerciali. Ma amanti di una passione caratterizzata dall’amore per il cavallo. E soprattutto riferita a delle storiche tradizioni di cui il nostro territorio ne è orgogliosamente testimone.
Che cosa intendiamo per passione?
Innanzitutto il non sfruttamento degli animali ai fini commerciali e soprattutto la valorizzazione di una disciplina (Attacchi) che trova riscontro in canavese nella notte dei tempi.
La stragrande maggioranza dei proprietari non sono esibizionisti benestanti o sciccosi narcisisti ai fini di una visibilità non territoriale.
Pertanto quando parliamo di carrozze trainate da cavalli, parliamo di una disciplina legittimamente autorizzata dalla legge e di cui tutti i conducenti sono tenuti a rispettare.
Nel caso specifico sta avvenendo l’assurdo, che le vittime di un incidente diventino i soggetti colpevoli di un’attività impropria e penalizzante per il mondo animale.
Cosa invece non veritiera, perché il tutto è contemplato in un’attività non a scopo di lucro ma concepita come una passione sportiva in funzione dell’occupazione del proprio tempo libero.
Il conducente in causa è storicamente sul territorio una persona consapevole, professionale e rispettosa di tutte le regole prescritte.
Lui ha subito un doppio danno, sia fisico che economico. Ma la cosa che lo avvilisce di più è il sentirsi fatto oggetto, da certi commenti della stampa, di essere uno sfruttatore dell’utilizzo dell’animale.
Pertanto a difesa dell’immagine di decine di proprietari di cavalli sul territorio, vogliamo ulteriormente precisare che le nostre attività ludiche non sono funzionali a criteri economici. Ma propedeutiche a mantenere una cultura del cavallo in Canavese, che ha fatto sì che la Città di Ivrea e il suo territorio siano l’eredità evidente di 2000 anni di storia.
Noi ci siamo sempre attenuti alle regole e continueremo a farlo, nella misura in cui queste ci impongono degli obblighi da rispettare.
Ma anche moralmente, dalle considerazioni di tutela di quello che noi riteniamo i nostri compagni di strada.
Ogni polemica che ci confonda con altre situazioni italiane le lasciamo a chi strumentalmente vuol fare di tutta un erba un fascio. Perchè ci riteniamo persone responsabili nel mantenere un comportamento consono ai principi di tutela e di salvaguardia del mondo animale.
Il tragico fatto è imputabile al maldestro comportamento di un automobilista. E se pensiamo che al posto di quella carrozza ci fosse stata una macchina di piccola cilindrata che procedeva a modesta velocità, quali conseguenze avrebbe avuto l’impatto?
Tamponamenti di questo genere sono addebitabili a gravi disattenzioni o a guide pericolose.
Le autorità accerteranno i fatti, ma quello di cui siamo sicuri, che il comportamento del conducente come di tutti noi, quado usciamo dalle nostre abitazioni è quello di rispettare le regole.
E soprattutto di assicurare la nostra incolumità e quella dei nostri cavalli”.
Firmato: Associazione Festa e Fiera di San Savino, Gruppo Sportivo Attacchi Ivrea e Canavese e Associazione Albo Carri da Getto