Livorno, 2 dicembre 2024 – Capita a tutti di cadere da cavallo, e le assicurazioni esistono anche per questo genere di incidenti.
Quello che fa notizia, in questo caso, era che l’assicurazione del maneggio in cui era successo il fatto non voleva pagare perché la vittima era ‘inferma mentale’, addebitando quindi a lei la ‘colpa’ dei danni.
La giovane amazzone (20 anni all’epoca dell’infortunio, nel 2017) montava a cavallo da quando aveva 7 anni, anche come attività consigliata per la sua condizione particolare: soffre di una disabilità intellettiva dalla nascita.
Durante una ripresa il 28 giugno del 2017 scoppiò un forte temporale: gli istruttori non fecere smontare lei né gli altri allievi e dissero loro di ripararsi sotto una tettoia in sella ai loro cavalli.
Nessuno mise la capezza ai cavali per tenerli in qualche modo sotto controllo, stando alle cronace di quel giorno.
Un lampo e un tuono più forte degli altri spaventarono quello della ragazza che partì al galoppo: lei si gettò a terra per non rimanere in balia del cavallo spaventato, procurandosi ferite e fratture.
L’assicurazione del maneggio si era rifiutata di pagare i danni perché «l’infermità mentale è motivo di esclusione dai risarcimenti».
Ha deciso diversamente il Tribunale di Livorno che “ha condannato la compagnia assicurativa a risarcire la ragazza con 105 mila euro, tra danni e spese legali, per la caduta da cavallo che l’aveva fatta finire in ospedale”.
I giudici hanno infatti chiarito che la responsabilità dell’accaduto è senza dubbio del maneggio: gli istruttori avrebbero dovuto far smontare tutti e legare i cavalli, a maggior ragione visto che c’erano cavalieri disabili.
Il fatto che la ragazza si sia gettata volontariamente a terra dal cavallo al galoppo, semmai è stata prova di buon senso: ha così evitato il pericolo di essere disarcionata ad un’andatura ancora più elevata, o peggio.
«La condotta dell’animale ha colto di sorpresa la ragazza che ha comprensibilmente deciso di gettarsi a terra, per evitare di essere disarcionata e, quindi, per evitare di cadere quando la cavalcatura avesse acquisito una velocità ancor maggiore. Il nesso causale tra la repentina condotta del cavallo e i danni fisici riportati è innegabile», recita la sentenza.
Qui la fonte della notizia, dal Corriere Fiorentino, qui una notizia sulle assicurazioni