Bologna, 10 gennaio 2024 – E’ successo pochi giorni fa.
In centro a Firenze, un cavallo è sfuggito al controllo della sua fiaccheraia che sembra sia scivolata salendo a cassetta, e privo di controllo ha percorso via del Sole prima al trotto poi al galoppo.
Il cavallo (un soggetto possente, da tiro, sul modello Caitpr) non si è fatto nulla.
La carrozza si è distrutta urtando contro alcuni ‘panettoni’ di cemento. Chi ha avuto la peggio è stata la fiaccheraia, ricoverata in terapia sub-intensiva con diversi traumi.
Fortunatamente nessun’altra persona è stata coinvolta nell’incidente.
Come ogni volta che succede ci si domanda se è giusto che in una città ci siano cavalli addetti al traino di carrozze per turisti, dando per scontato che siano animali ‘sfruttati’ e ‘maltrattati’.
Ma allora, e vuole essere un palese paradosso: perché non si discute altrettanto perentoriamente anche sull’opportunità che in città circolino monopattini, macchine, tram e via dicendo?
Dopotutto il numero di incidenti che causano è infinitamente superiore.
Ma sollevare le pance emotive di milioni di automobilisti cronici contro uno sparuto gruppo di professionisti del cavallo è sicuramente più facile e utile, ai fini del consenso popolare e della visibilità, che fare il contrario.
In quanto a volume del bacino di utenza non c’è paragone, è chiaro.
Il ragionamento qui sopra però regge soltanto se si basa su di un imprescindibile fondamentale: il benessere dei cavalli di cui stiamo parlando, quelli addetti al traino delle carrozze per turisti in questo caso.
Per quello che ci consta, i cavalli dei fiaccherai di Firenze sono ben tenuti.
Prova ne è che nonostante la loro estrema visibilità – sono sotto gli occhi di tutti, ogni giorno – non ricordiamo siano mai state osservate manchevolezze da questo punto di vista.
Ma approfondiremo l’argomento, è una promessa.
Per il momento tutti gli auguri possibili di buona guarigione alla signora di Firenze che sta affrontando un momento di dolore e difficoltà.
Dopo una vita che per passione ha passato tra i cavalli e per i cavalli, non meritava certamente di avere spazio nella cronaca in questo modo, tra polemiche e accuse mosse con insensibile leggerezza spesso da chi nemmeno sa da che parte si cominci a governare un cavallo.
Infine, se occorresse, una precisazione. Chi scrive queste righe non pensa che attaccare, sellare e montare i cavalli significhi automaticamente ‘sfruttarli’.
Un cavallo rispettato nelle sue esigenze di benessere fisico e psicologico, al quale non vengano fatte richieste superiori alle sue forze e disponibilità non è un cavallo ‘sfruttato’.
Una parola, ‘sfruttato’, che si usa anche troppo facilmente etichettando allo stesso modo realtà sideralmente lontane tra loro.
L’ultima che ricordiamo, quando ad essere definito come tale era un tranquillissimo asinello che si mangiava beatamente il suo fieno in un presepe vivente.
D’altronde si possono sfruttare infinite cose. Gli asinelli dei presepi, i cavalli di ogni tipo, i sentimenti, i pozzi di petrolio, i limoni, l’emotività delle persone e le persone stesse.
E allora come si fa a capire chi è sfruttato, e da chi?
Ma qui stiamo deragliando dall’argomento principale, torniamo a bomba: dobbiamo approfondire la realtà dei cavalli dei fiaccherai fiorentini.
A presto.
Qui e qui sui precedenti incidenti a Firenze che hanno coinvolto cavalli delle carrozze per turisti.