Firenze, 13 gennaio 2024 – Sei anni e quattro mesi, e il pagamento di una provvisionale da 33mila euro.
È la condanna in primo grado inflitta ieri ad un 61enne, groom, maestro e tutto-fare di un noto maneggio di Lastra a Signa che dal 2014 al 2021 si è reso protagonista di violenze sessuali ai danni di sette minorenni residenti a Firenze, Empoli e Prato.
La sentenza è stata letta dalla giudice Sara Farini davanti ad alcune delle ragazze – difese dall’avvocato Paola Baroncelli – vittime degli abusi, che con coraggio, due anni fa, hanno deciso di confessare tutto ai genitori, facendo così da detonatore per la denuncia delle altre giovani.
Abbracci, baci, palpeggiamenti anche sulle parti intime che secondo la pm Beatrice Giunti, che ha coordinato le indagini, si sono consumati “abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica” delle ragazzine che frequentavano corsi di equitazione e allenamenti.
L’accusa aveva chiesto come pena iniziale 14 anni, poi ’scontati’ a 9 anni e 4 mesi con il processo con rito abbreviato.
Pene severe, dettante anche dalla reiterazione e dai numerosi episodi raccontati dalle giovani che, sottolinea il pm, erano affidate all’imputato difeso dall’avvocato Neri Cappugi – “per ragioni di cura, educazione ed istruzione”.
All’uomo è stato inoltre vietato l’avvicinamento ai luoghi frequentati da minori, l’obbligo di comunicare alle autorità gli eventuali spostamenti di residenza e l’interdizione da tutti i pubblici uffici.
È stato invece assolto dalle accuse di detenzione di materiale pornografico (due video e sette fotografie di minorenni nude oppure in pose sessualmente esplicite) che gli inquirenti hanno rinvenuto sul suo cellulare.
Nell’estate del 2021, però, arriva la prima confessione.
Una delle giovani parla di quello che avviene negli anfratti del maneggio, dei comportamenti dell’uomo, dell’imbarazzo e del turbamento provati.
Pochi giorni dopo scatta la denuncia ai carabinieri, mentre l’amica del cuore, venuta a conoscenza della confessione, sceglie anche lei la via della verità e racconta tutto ai genitori.
“Non mi ero reso conta di quello che stava accadendo alla mia bambina – aggiunge ancora una delle madri –, siamo rimasti senza parole. È stato un incubo e per elaborare la tremenda esperienza ha intrapreso anche un percorso di psicoterapia”.
Fuori dall’aula 22 si stringono in un abbraccio.
Nessuna lacrima.
C’è solo la voglia di uscire dal tribunale e lasciarsi alle spalle quella storia. “Siamo soddisfatti della sentenza – chiosa l’avvocato Baroncelli –, restiamo in attesa delle motivazioni”.
Da La Nazione di Firenze