Bologna, 4 luglio 2021 – La onlus Italian Horse Protection è pronta a lasciarsi alle spalle i due terribili anni trascorsi nei pascoli di Tignano, che dal Volterrano declinano verso il Senese. Luoghi scanditi dall’inspiegabile strage che ha sterminato 19 cavalli nell’arco di due anni.
Entro la fine della prossima settimana, la onlus guidata dal presidente Sonny Richichi lascerà per sempre questo fazzoletto di terra ‘maledetto’. Per tornare alle origini, ossia a Montaione, la prima sede di Ihp.
«Avevamo già deciso di abbandonare il centro di recupero allestito a Tignano cinque mesi fa, dopo gli ultimi tre decessi di cavalli avvenuti a fine 2020 e che ancora aspettano una risposta – spiega il presidente Richichi. – Abbiamo battuto ogni pista possibile. Ci siamo messi in contatto con molti enti pubblici, come i Comuni di Firenze e Siena. Abbiamo tentato pure la strada di cercare un luogo adatto a ospitare i nostri cavalli in Emilia Romagna. Ma ogni via si è interrotta. Tanti incontri, proposte, confronti che, stringi stringi, non stavano portando a trovare la soluzione giusta. Quindi, dopo settimane intere di attese in cui non sono arrivate risposte, abbiamo tirato le somme. E deciso di tornare a Montaione».
Volterra addio, si guarda avanti
I preparativi fervono e i cavalli dovranno essere trasferiti il prima possibile per evitare che lo spostamento degli animali avvenga nei mesi più caldi.
«La sede di Montaione era già attrezzata, ma vi sono molti lavori da fare – prosegue Richichi – per questo lanceremo una raccolta di fondi per aiutare la onlus a sostenere spese che saranno ingenti. A Tignano eravamo ospiti. A Montaione pagheremo, come in passato, un affitto molto salato sia per i capannoni sia per gli alloggi del personale. Inoltre è nostra intenzione effettuare uno screening ai 41 cavalli che attualmente ospitiamo per avere un archivio di confronto qualora, e mi auguro di no, dovesse accadere nuovamente quello che è successo a Tignano».
La onlus Ihp ha presentato recentemente una memoria, un esposto ai carabinieri forestali di Volterra sulla lunga scia di sangue che ha portato alla morte improvvisa di 19 esemplari in perfetta salute. Tutti deceduti con le stesse modalità e in un arco di tempo brevissimo, come documentato dalle telecamere installate nel centro di recupero.
«È una memoria in cui abbiamo ricostruito i fatti punto per punto, decesso dopo decesso, allegando anche documenti e scambi di email – conclude Richichi – con lo scopo di evidenziare le pacifiche lacune che vi sono state nelle indagini e negli esami. Da mesi nessuno si è più fatto vivo, tutti si sono defilati e queste 19 morti resteranno, purtroppo, un mistero insondabile».
©LaNazione/Ilenia Pistolesi