Bologna, 23 febbraio 2021 – Un silenzio tombale da parte delle amministrazioni comunali dei territori di Pisa, Firenze e Siena e dalla Regione, cui Ihp ha rivolto un distinto appello per trovare una nuova sede per il centro di recupero per cavalli maltrattati.
Tutto ciò a seguito dela sofferta decisione di abbandonare la ‘quinta maledetta’ in quel di Tignano, teatro di una misteriosa strage nella quale sono morti diciannove cavalli in buono stato di salute in due anni.
I ritardi nelle autopsie (manca ancora chiarezza sui referti dei tre esemplari trovati morti dall’ottobre al dicembre 2020) e i pantani burocratici hanno cristallizzato alcune vie per andare dritti verso il cuore del problema e per scoprire quale sia la causa che ha scatenato la scia di sangue.
In cerca di una nuova casa
Ebbene, la onlus Italian Horse Protection da circa un mese ha dovuto tirare le somme e optare per un trasferimento del centro di recupero. Troppi gli enigmi irrisolti (avvelenamento ambientale o doloso?). Troppi i sospetti. Tanti i ritardi accumulati negli esiti necroscopici.
Fra i tanti lanciati per trovare una nuova riserva capace di ospitare animali, hangar, personale e dotata di pascolo, Ihp ha pensato di rivolgere un appello anche al sindaco di Firenze Dario Nardella. L’Sos per ora resta caduto nel vuoto.
«Non solo Nardella. Ci siamo rivolti alla Regione, alle amministrazioni comunali delle province di Pisa, Siena e Firenze, ma senza ricevere risposta» sottolinea il presidente di Ihp Sonny Richichi. «Stiamo valutando proposte giunte da privati, ma dobbiamo ancora visitare i luoghi e capire alcuni aspetti. Di certo, il nostro Sos ai Comuni è rimasto, almeno per adesso, lettera morta».
La onlus vuole chiudere il cerchio per stingere i tempi entro le prossime settimane, così da iniziare ad apparecchiare il trasloco.
«Purtroppo non abbiamo avuto nessuna novità. Le autopsie sugli ultimi tre cavalli morti – riprende Richichi – non hanno dato alcun quadro certo che possa indirizzarci verso le cause dei decessi. Siamo punto e a capo. Per questo vogliamo lasciare Tignano e trovare un luogo più adatto dove poter svolgere le nostre attività. Nella speranza che questo serva a dare una svolta alla vita del centro di recupero».
© La Nazione – Ilenia Pistolesi