Bologna, 1 aprile 2021 – Non è un pesce d’aprile. E neanche un pesce di qualsiasi altro tipo quello che in tavola, in Giappone, va per la maggiore. Una delle pietanze più gradite nel paese del Sol Levante pare che sia, tenetevi forte, il basashi, una sorta di ‘sushimi’ equino.
Secondo una recente denuncia delle associazioni protezionistiche Canadesi, oltre 40mila cavalli vivi sarebbero partiti dall’aeroporto di Calgary alla volta del Giappone dal 2013 a oggi. Destinazione certa: il macello.
Il Giappone importa dal 25 al 40% del fabbisogno interno di carne equina. Costa meno che non allevare e nutrire soggetti direttamente ‘a casa’. Di questo enorme volume di carne ‘viva’, il 71% arriva dal Canada. Il 21% dalla Francia.
Secondo fonti del governo canadese, nel 2000, l’export di cavalli per macellazione verso il Giappone ammontava a 96 capi. Per un valore pari a 157mila euro. Nel 2018, il valore del triste commercio ha toccato i 20 milioni di dollari canadesi, ossia circa 13,5 milioni di euro.
Dal 2013 al 2020, il valore del business dei cavalli canadesi ha viaggiato su una media stabile di 6,7 milioni di euro all’anno.
Altri numeri agghiaccianti. Il numero più alto di cavalli esportati è di 7111, nel 2014. Da quell’anno in poi, la media stabile di capi destinati alla tavola nipponica è stata di 1600 circa.
Il contributo francese
L’ingresso dei cugini d’Oltralpe nel business dei menù ippofagi giapponesi è più recente rispetto ai canadesi. I primi 80 capi sono stati commercializzati nel 2017. Ma nel 2019, i cavalli mandati al macello in Giappone sono stati 959.
Se, per alcuni versi, l’interesse nipponico per i cavalli francesi è inizialmente stato accolto come una sorta di lusinga, il focus del Ministero dell’agricoltura si è poi concentrato sulla correttezza e sicurezza dei trasporti aerei. In pratica sull’osservanza delle regole per il benessere animale nei lunghi viaggi aerei.
E visto che tanto in Canada quanto in Francia non è vietata la vendita di cavalli per destinazione alimentare, il nodo dei trasporti ‘rispettosi’ è l’unico elemento legale nelle mani dei numerosi gruppi che da anni stanno cercando di contrastare questo orribile commercio.
Anche in questo ambito, però, secondo le associazioni le normative sarebbero spesso, quasi sempre, disattese. I cavalli, denunciano, vengono stipati in tre-quattro in ‘casse’ che dovrebbero contenerne al massimo due.
I viaggi aerei dal Canada durano circa 22 ore. Una volta arrivati i Giappone, i cavalli vengono sottoposti a quarantena di 10 giorni, in un centro governativo. Da lì vengono quindi condotti in centri per l’ingrasso dove rimangono fino a un anno. Prima di raggiungere la tavola cui sono destinati.
Come confermato da un commerciante canadese, i soggetti venduti in Giappone hanno da 1 a 3 anni e sono sempre accompagnati in volo da un groom che veglia sul loro benessere.
«C’è una grossa attenzione da parte delle autorità durante l’intero processo – spiega -. Sono interessati tanto veterinari interni quanto esterni. Siamo costantemente sotto una lente d’ingrandimento. Il benessere degli animali è la nostra priorità».
E chi lo metterebbe in dubbio…