Bologna, 26 agosto 2024 – Vittorio Orlandi ha fatto la storia dell’equitazione azzurra. Varesino, classe 1938, imprenditore nel settore tessile, bronzo a squadre all’Olimpiade di Monaco ’72 insieme a Graziano Mancinelli e ai fratelli Piero e Raimondo D’Inzeo, negli Anni ’70 fondò il Pony Club Fiorello e negli anni ’90 l’Apice (Associazione proprietari italiani di cavalli da equitazione). Dirigente sportivo, consigliere federale, “citti” azzurro, presidente della Fise infine presidente del Comitato Regionale Lombardo, si ricandida a quest’ultimo ruolo.
Quali motivi la spingono a ricandidarsi ancora una volta alla presidenza del Comitato regionale della Fise in Lombardia?
«Con il mio Consiglio regionale abbiamo realizzato fin qui molti programmi. Voglio continuare nel prossimo quadriennio con quelli sul tavolo ora. Il mio vuol essere un contributo per portare a termine quanto intrapreso. Quando arriva un presidente nuovo questo deve prima impadronirsi dei “meccanismi di governo”, cosa che comporta un notevole lasso di tempo, in pratica ricomincia tutto da capo. La mia ri-candidatura è una proposta di continuità».
Può citare tre punti di forza dell’equitazione in Lombardia e tre cose che invece secondo lei vanno cambiate o migliorate?
«Uno dei punti di “eccellenza” in Lombardia saranno le Accademie. Ogni specialità dell’equitazione deve avere la sua accademia e i giovani che aderiranno a ciascuna di esse potranno ricevere, tramite stages e corsi, tenuti da docenti di alto profilo che in Lombardia non mancano, una corretta impostazione crescendo tecnicamente e culturalmente. Su questo aspetto c’è molto interesse da parte delle famiglie dei cavalieri giovani perché si tratta di un meccanismo che ha fatto aumentare molto la qualità della loro equitazione. Altro nostro atout è la comunicazione fra Comitato regionale e tesserati, molto diretta tramite l’uso dei social e di newsletter con i quali facciamo conoscere di più il nostro sport ai tesserati, i quali oggi sono 35mila, suddivisi in ben 375 centri ippici. Terzo punto di forza in Lombardia è la formazione. Corsi, stages, unità didattiche eccetera hanno incrementato il livello dei nostri cavalieri, in tutte le discipline. Nonostante questo ho intenzione di intensificare ulteriormente i programmi nel 2025. Non parlerei, invece, di punti negativi: penso infatti che ogni cosa possa essere sviluppata e migliorabile».
Potrebbe illustrare sinteticamente i punti principali del suo programma?
«Maggiore confronto con la base tramite incontri mensili con cavalieri, genitori, proprietari, tecnici e organizzatori. Collaborazione più stretta con Regione Lombardia per lo sviluppo del nostro sport tramite progetti e bandi. Istituirò una Commissione per aiutare i centri ippici a ad applicare le norme del Coni contro gli abusi sui minori. Più corsi per la formazione degli istruttori. Sviluppo dell’inclusione per cavalieri diversamente abili tramite gli sport integrati e in collaborazione con le Associazioni di riferimento. Incontri specifici sul benessere animale, per integrare maggiormente tecnica ed etologia, nonché creazione di un gruppo di lavoro per soluzioni circa il ricovero dei cavalli anziani. Creazione di una Accademia, come detto all’inizio, con corsi istruttori a tempo pieno, come ai Pratoni del Vivaro, e collaborazione con la Fise centrale per ottenere programmi di ulteriore crescita del settore pony. Vorrei poi creare in Lombardia una vera e propria scuola di formazione dei groom, figura professionale fondamentale per il benessere dei nostri cavalli, finalmente rivalutata anche dalla stessa Fei. Creazione di una Commissione per un dialogo costante con gli allevatori, i proprietari e i cavalieri lombardi, per avviare i cavalli giovani alla carriera sportiva legando in un progetto associativo i tre “attori” coinvolti».
Quale provvedimento del suo programma avrà la priorità assoluta, ossia cosa farà per prima cosa se sarà rieletto?
«La cosa che mi sta a cuore è “aiutare” gli istruttori a professionalizzarsi sempre di più nel loro lavoro, in tutte le specialità del nostro sport. Penso a una formazione ancora più pratica, che dia loro anche una migliore capacità didattica».
Cosa pensa delle votazioni elettroniche, che il Coni consente ma che ancora non sono state adottate a livello nazionale: lei le adotterebbe a livello regionale?
«Nessuna Federazione le ha adottate perché la votazione elettronica esclude l’Assemblea elettiva, che è un momento importantissimo di interscambio fra i tesserati e i candidati, nonché un momento di grande comunicazione dei candidati verso gli elettori».
La Lombardia eccelle, in ambito nazionale, in tutte le discipline dell’equitazione per numeri e per risultati. Qual è il settore o i settori, secondo lei, da sostenere maggiormente?
«Le medaglie dei cavalieri lombardi sono passate dalle 319 del 2021 alle 365 del 2022 e alle 486 del 2023. Nelle Ponyadi, che sono lo stimolo per tutto il fondamentale comparto giovanile, ossia il vivaio dell’equitazione e che la Lombardia ha vinto per il quarto anno consecutivo, ebbene siamo passati dalle 56 medaglie lombarde nel 2021 alle 68 dei 2022 e alle 75 del 2023. Ogni settore, quello giovanile in primis, ha le sue caratteristiche e i suoi appassionati: tutti i settori vanno sostenuti. Se vuole un esempio cito il dressage, disciplina olimpica che nel nostro Paese è la “Cenerentola” del nostro sport rispetto a discipline più gettonate come il salto ostacoli. Ebbene in Lombardia è più sviluppato che in altre regioni, per numero di praticanti, di eventi organizzati e di risultati».
Come valuta l’attuale metodo di formazione degli istruttori e, nel caso, cosa cambierebbe o migliorerebbe?
«Il sistema di formazione migliore è quello che è stato instaurato ai Pratoni del Vivaro con l’aiuto dell’Ingegner Checcoli (doppio oro nel completo a Tokyo 64, per due quadrienni presidente Fise, ndr). Ossia una formazione svolta in presenza, per un periodo di tempo continuativo, come viene fatto del resto nei Paesi europei più forti gli sport equestri. Capisco che questo metodo comporti problemi di tempo e di frequenza, ma se si vuol elevare la qualità tecnica e culturale degli istruttori essi devono impegnarsi a tempo pieno, nello studio dell’equitazione sia teorico sia pratico. Farò di tutto per realizzare questo tipo di formazione anche in Lombardia e non sarà facile, perché servono una sede adatta e ingenti risorse. Di docenti invece ne abbiamo di ottimi».
Spesso si sente dire che fra i praticanti l’equitazione manchi la cosiddetta “cultura equestre”: ritiene sia da incentivare e come?
«Mi sta molto s cuore la cultura equestre dei nostri appassionati e tesserati. Per questo ho implementato la pubblicazione del testo “Equitazione italiana” scritto dal suo collega Umberto Martuscelli. I testi da leggere sarebbero tantissimi ma questo è assolutamente da adottare. Esistono altri libri che tutti dovrebbero studiare: ad esempio quello scritto proprio da lei, “Graziano Mancinelli, la leggenda di un cavaliere”, e poi quello sulla storia dei fratelli D’Inzeo scritto ancora da Martuscelli, che sta per pubblicarne un altro ancora su Mancinelli. Nelle Academy andrebbe introdotto l’insegnamento di una apposita materia sugli aspetti storico-culturali del nostro sport».
In Italia i costi per i tesserati siano alti. Cosa intende fare per diminuirli?
«Per i tesserati i costi riguardano da un lato il tesseramento e l’iscrizione dei cavalli, dall’altro quelli per l’iscrizione alle gare. Da lì la Fise trae le risorse per le sue attività. Nel campo dell’agonismo i concorrenti ormai pretendono ottimi terreni di gara, box a cinque stelle, ristorazione eccellente, servizi e quant’altro. E poi i montepremi. Con questo meccanismo è difficile diminuire i costi senza diminuire i servizi e i premi».
I proprietari di cavalli sono la colonna portante di questo sport: come gratificarli ulteriormente, affinché crescano di numero e di livello?
«Con me, come sa, sfonda una porta aperta: anni fa ho creato l’Apice, acronimo di Associazione proprietari italiani di cavalli da equitazione. I migliori proprietari venivano premiati nella “Notte degli Oscar” che si svolgeva al Casino di Campione. Queste iniziative crearono la nascita della figura del “proprietario” di cavalli, che fu introdotta nei Consigli dei centri ippici e nel Consiglio nazionale della Fise centrale di Roma. Il mio programma prevede che il proprietario di cavalli agisca sempre più in collaborazione con il suo Comitato regionale di appartenenza, che venga premiato per l’attività svolta ed eventualmente per i successi dei suoi cavalli. Come vede, più l’equitazione cresce -e in Lombardia cresce continuamente- maggiori diventano i campi d’azione e il nostro impegno».