Bologna, 27 agosto 2021 – Oramai le ondate della pandemia si susseguono in rapida sequenza. Le varianti stanno arrivando alla fine dell’alfabeto. E c’è ancora chi, come all’inizio di questo dramma planetario, rincorre la chimera del rimedio a cui ‘nessuno aveva pensato’.
Dopo la candeggina, l’idrossiclorochina e altri rimedi dai nomi impossibili, questa volta è la volta dell’ivermectina, nota a molti del mondo dei cavalli come il principio attivo dei vermifughi.
È notizia di questi giorni che la statunitense Fda, la Food and Drug Admininstration, ente regolatore negli States per i farmaci, ha ufficialmente invitato a non utilizzare i vermifughi contro il Covid 19.
Secondo l’ente americano l’ivermectina non ha alcun effetto contro il Covid 19, contro il quale la prima contromisura rimane sempre e comunque il vaccino.
«Non siete cavalli. Non siete mucche». Questo lo slogan della campagna di informazione lanciata dall’Fda volta a contrastare la legenda metropolitana del vermifugo che, neanche a dirlo, è diventata virale sui social.
Come spesso è accaduto in tempo di Covid, la fake del vermifugo affonda le proprie radici nella disinformazione ‘vestita’ con referenze scientifiche. Pare infatti che il primo a diffondere l’ipotesi dell’ivermectina sia stato un medico del St Luke’s medical center di Milwaukee. Che non è tuttavia più in forze al prestigioso ospedale proprio in virtù dell’azzardatissima quanto politicizzata affermazione.
«Contro la pandemia, prima contromisura il vaccino. Se vi ammalate abbiamo terapie per curarvi. L’ivermectina non è tra queste». Questa la lapidaria dichiarazione dell’US surgeon general, Dr Vivek Murthy, che ha così messo un punto fisso sulla dilagante bufala.
Gli effetti collaterali nell’utilizzo dell’ivermectina sarebbero, secondo gli studiosi americani rush cutanei, nausea, vomito, diarrea, mal di stomaco, gonfiori al viso o alle estremità, eventi neurologici avversi come vertigini e stato confusionale, improvviso calo della pressione e danni al fegato.
Anche no, grazie…