Roma, 22 Agosto 2024 – Dopo aver pubblicato le interviste ai quattro candidati alla Presidenza Nazionale della Fise, Duccio Bartalucci, Clara Campese, Marco Di Paola e Francesco Vergine, in vista dell’assemblea nazionale del 9 settembre prossimo, iniziamo oggi a pubblicare anche le interviste ai candidati alla Presidenza dei vari Comitati Regionali, le cui elezioni si terranno in momenti successivi. Iniziamo dal Lazio, dove la sfida elettorale vedrà opposti Marco Reitano e l’attuale Presidente Carlo Nepi.
Marco Reitano nato a Roma il 19 giugno 1956. Dopo un’intera vita dedicata al mondo equestre sotto molteplici aspetti, decide oggi di mettere a disposizione le sue conoscenze maturate con l’esperienza, candidandosi come Presidente del Comitato Regionale FISE Lazio alla prossima Assemblea Elettiva Regionale che avrà luogo in data 16 settembre 2024 presso la Fiera di Roma.
1. Qual è la sua storia nel mondo equestre?
É una storia lunga che interessa tutta la mia vita, inizio a montare a cavallo all’età di dodici anni, e mi innamoro di questo animale, di questo sport e dell’ambiente che lo circonda.
Decido che questo mondo sarà quello in cui trascorrere anche la vita professionale; ho avuto la fortuna di conoscere la Scuola Militare di Equitazione di Montelibretti (Centro Ippico Preolimpionico Militare) nel 1969 appassionandomi a quel mondo militare che racchiudeva i migliori cavalli e i migliori cavalieri dell’esercito, con tutte le sue tradizioni che noi ben conosciamo.
All’età di diciannove anni, decido di frequentare l’Accademia di Veterinaria dell’Esercito che, all’epoca, era dislocata nella città di Pinerolo (TO). Era una città per me piena di fascino che ho goduto in tutti i modi, anche montando a cavallo tutti i giorni, addirittura all’interno del famoso maneggio Caprilli, dove sulle pareti erano e sono dipinti tutti i nomi dei componenti delle squadre che avevano vinto le Coppe delle Nazioni negli anni precedenti e successivi la Seconda Guerra Mondiale; mi sentivo fortunato di poter respirare quell’aria colma di storia e tradizioni dell’equitazione italiana.
Poi ho prestato servizio come veterinario presso il centro militare veterinario di Grosseto, che era ed è ancor oggi sede dell’allevamento dei cavalli di Stato dell’Esercito, dopodiché nel 1984 sono giunto a Montelibretti dove ho diretto il settore veterinario della Scuola Militare di Equitazione sino al 1997.
La mia esperienza quindi si basa su una vita passata a cavallo, da giovane cavaliere appassionato, come veterinario studioso delle problematiche del cavallo sportivo, fino a ricoprire la carica di dirigente sportivo: ho avuto infatti la fortuna di dirigere l’attività equestre dell’Esercito per dieci anni (dal 1999 al 2009), di essere direttore sportivo delle discipline olimpiche della FISE sotto il mandato di Vittorio Orlandi (2016), e direttore sportivo del Comitato Regionale Lazio affianco a Carlo Nepi (2018-2019).
Ho abbracciato un po’ tutti i campi nonché quello allevatoriale, avendo diretto anche l’allevamento di Grosseto dal 2009 al 2012.
Ho quindi oggi ritenuto opportuno scendere in campo vista la mia ampia partecipazione sia professionale che affettiva a questo mondo.
2. Quali punti forti la contraddistinguono per fare la differenza?
L’idea di rinnovamento proposta da Duccio Bartalucci mi ha motivato e mi ha indotto a scendere in campo in particolare perché credo nel pluralismo e nella possibilità di alternanza, temi a mio avviso molto importanti per qualsiasi organizzazione. Credo che dopo otto anni dello stesso governo, sia il Comitato Regionale Lazio che la FISE Nazionale meritino una possibilità di cambiamento. Starà poi agli elettori giudicare e decidere.
Senz’altro è ancora viva in me la passione per il mondo equestre, che credo accomuni tutti coloro che sono immersi nel nostro sport.
3. Quale ambito/settore ritiene importante ma non ha ancora avuto modo di svilupparsi in maniera adeguata?
Non penso sia possibile parlare del Comitato Regionale Lazio disgiunto da un’analisi della FISE Nazionale. Io credo che attualmente i Comitati Regionali funzionino con il freno a mano tirato, sono stati fortemente ridimensionati nel programma di recupero finanziario attuato dai commissari, nei loro poteri sia finanziari che decisionali; non hanno più partita IVA, quindi eventuali finanziamenti, eventuali sponsorizzazioni devono comunque passare dalla FISE.
Tutta l’attività amministrativa è gestita dalla FISE che, per quanto ce la metta tutta, rallenta notevolmente l’attività del Comitato Regionale, che ricordo è la vera e propria trincea dell’attività equestre, perché è il territorio, è il luogo dove l’attività equestre si concretizza. Credo che il Comitato Regionale non sia e non debba essere un ufficio periferico della FISE, in tal caso il Presidente della FISE nominerebbe il Presidente del Comitato Regionale; ma non è così, il Presidente del Comitato Regionale è eletto esattamente come il Presidente della FISE, dai tesserati, e ha un dovere nei loro confronti.
Quindi è fondamentale dare una maggiore autonomia e libertà di azione, per sviluppare sì il “reclutamento” di nuovi tesserati, ma in particolare per seguire l’evoluzione tecnica dei tesserati e dei talenti. Se ciò non accade, o operiamo in assenza di precisi progetti sportivi, continueremo a stare in questa situazione cristallizzata che non dà risultati agonistici di rilievo ormai da diversi decenni.
4. Quali sono le sue promesse ai tesserati?
Ai tesserati io ho parlato molto chiaramente, quando ci si candida per una Presidenza subito viene richiesto un programma e gli impegni che l’interessato prende con i tesserati. Io ritengo poco serio questo modo di procedere perché io oggi, che sono al di fuori della FISE e al di fuori del Comitato Regionale da oltre cinque anni, non so che situazione troverò, non so la situazione finanziaria, non so le esigenze del Comitato Regionale (senz’altro molte e variegate), non so che tipo di libertà di azione avrò nell’operare, poiché non so né quale sarà il Consiglio né quale sarà il Presidente Nazionale eletto.
L’unica promessa che io posso fare è la serietà personale, il massimo impegno, il donare il mio tempo, che alla mia età credo sia una delle cose più importanti di cui dispongo, e tutta la professionalità che ho accumulato in oltre cinquantacinque anni di vita all’interno di questo mondo nei numerosi incarichi ricoperti.
5. In che modo pensa di poter migliorare il lavoro del comitato?
Secondo me questo Comitato non ha delle pecche che io sento di dover evidenziare, anzi ho lavorato nel Comitato Lazio per due anni e non posso che parlar bene sia del Presidente (Carlo Nepi) che dei suoi consiglieri che meritano il nostro plauso perché, non dimentichiamoci, ricoprono incarichi non remunerati, per cui tutto il tempo che i consiglieri e il Presidente dedicano a questa attività è puro volontariato; avranno sempre e comunque la mia riconoscenza.
Credo che innanzitutto un Comitato Regionale deve fare gli interessi della regione, quindi deve essere al servizio, non dico degli elettori, perché potrei essere frainteso, ma dei tesserati, cioè anche di coloro che non hanno votato per il Presidente in carica.
Il Presidente è uno ed è per tutti e deve fare gli interessi dei tesserati, di tutti i cavalli e di tutti i centri, cosa che non sempre è così scontata considerati i rapporti anche di “dipendenza” che esistono tra Comitato Regionale e FISE Centrale.
Una FISE Centrale che accentra poteri decisionali, finanze e risorse umane, lascia molto poco spazio a un Comitato Regionale per raggiungere i suoi obbiettivi istituzionali, e questo a mio avviso è un danno per i tesserati.
Non ci dimentichiamo che FISE Lazio, versa una cifra molto elevata ogni anno alla FISE Centrale e riceve in cambio un finanziamento annuale di circa 270.000,00 euro che è una troppo piccola parte di quello che invece versa; questo finanziamento deve ottemperare a tutte le esigenze del Comitato Regionale per tutte le discipline, compromettendo la possibilità di concepire e concretizzare efficaci progetti sportivi.
Come migliorare? Facendo un paragone vorrei sottolineare che gli exploit tennistici del nostro Paese di questi ultimi anni, sono frutto di ben precisi progetti sportivi sviluppati in favore dei giovani dieci/quindici anni fa, e i risultati non arrivano per caso; se sono stati utili e possibili nel tennis, o nella pallavolo, io credo che non siano impossibili in uno sport in cui i costi per la pratica sportiva sono notevolissimi. Allora è necessario che la FISE non solo metta il timbro su iniziative e abilità private, ma che concepisca dei progetti che indirizzino gli interessi di tutti verso un obiettivo istituzionale. Non è facile, sennò sarebbe stato già fatto, non è al 100% possibile, ma io lavorerei prioritariamente su questo.
6. Pensa che per il raggiungimento dei suoi obiettivi il Comitato abbia la dovuta libertà di manovra rispetto alla Federazione Centrale?
No, assolutamente. Come ripeto oggi un Comitato Regionale è un ufficio periferico, con un Presidente e un Consiglio che concepiscono delle attività che poi vengono portate avanti sì dal territorio, ma con l’azione di pochi impiegati, con delle risorse economiche molto limitate rispetto agli obiettivi ambiziosi da poter raggiungere, e con delle procedure lente e inadeguate per gestire lo sport.
Io auspicherei una maggiore disponibilità complessiva, un Comitato Regionale Lazio più dotato in termini di risorse sia umane che finanziarie; lasciando però come chiaro concetto che il vero Comitato Regionale non sono gli uffici ma siamo tutti noi. Nel senso che la collaborazione dei tesserati è fondamentale. Immagino delle commissioni tecniche consultive piuttosto ampie tra le quali i nostri referenti, tecnici, una volta individuati, possano trarre gli stimoli, le idee e i perfezionamenti di quelle idee necessari per andare incontro a tutte le esigenze dei nostri tesserati.
7. Il suo Comitato sarà un tramite fondamentale tra i tesserati e i servizi offerti o sarà improntato più sul supporto per arrivare ad un’autonomia degli stessi?
La tecnologia va sfruttata, e aprendo una piccola parentesi, forse poteva essere sfruttata anche per queste prossime elezioni. Esiste oggi la possibilità di una votazione online, cosa che invece è stata totalmente non riconosciuta e saltata a piè pari dall’attuale dirigenza nazionale non cogliendo un’occasione per me storica. Porre delle elezioni al primo giorno utile, in particolare il primo lunedì di settembre dopo la fine delle Paralimpiadi, comprova una gran fretta che non ha permesso di fatto ed a priori la valutazione della possibilità di poter votare online; cosa che avrebbe permesso a 2000 centri ippici, a tutti gli addetti ai lavori e rappresentanti tecnici di votare dal proprio cellulare comodamente da casa evitando il mercimonio delle famose deleghe. Così facendo invece si dovranno affrontare spese federali e private, complessità e disagi per gli spostamenti con il risultato più grave che voterà il 50% o giù di lì, come lo storico ci dice, degli aventi diritto al voto.
Già in questo credo di esprimere la mia posizione rispetto a questa domanda, cioè la tecnologia va sfruttata ma non sempre i tesserati vanno di pari passo con la tecnologia; per cui lo staff del Comitato Regionale deve rimanere a disposizione dei tesserati; io però auspicherei che, più che per gli aspetti burocratici, ci siano degli staff di natura tecnica che siano pronti ad intervenire per ogni tipo di difficoltà che i centri affiliati dovessero trovare (come costruire un campo ostacoli, dove comprare materiale a prezzi facilitati, dove fare degli acquisti tramite convenzioni) mi piacerebbe che il Comitato Regionale fosse in grado di rispondere a tutti questi quesiti nel momento del bisogno. Così come in caso di problemi, calamità, incendi mi piacerebbe poter intervenire con un supporto reale, anche finanziario, cosa che sarebbe possibile con una maggiore autonomia e disponibilità da parte del Comitato Regionale.
8. In che modo pensa di avvicinare nuovi utenti al mondo equestre?
Io credo che i canali battuti al momento siano già più che sufficienti. L’attuale dirigenza nei suoi discorsi, nella valutazione dei propri obiettivi raggiunti ha sottolineato più volte di aver aumentato il numero della base e di aver aumentato questa piramide dei tesserati, dicendosi quindi ora pronta per pensare alla qualità e non alla quantità. Io credo che il mondo del cavallo sia affascinante non solo per noi ma anche per chi lo osserva e ci si avvicina, per chi ne sente parlare, per chi lo vede da lontano, ne è testimonianza il netto aumento di tesserati che abbiamo avuto durante la pandemia, poiché l’equitazione era stato un ulteriore richiamo verso la natura e verso l’allontanamento dai centri abitati.
Quindi credo che per noi non sia così difficile “reclutare” nuovi tesserati, ma quello che è difficile è trattenere i tesserati acquisiti motivandoli, affascinandoli con la cultura corretta, la conoscenza corretta; in questo vorrei chiamare in causa anche le famiglie dei giovani cavalieri perché un conto è la cultura del giovane che monta a cavallo, del nostro atleta, e un conto è quella della sua famiglia che se non comprende bene la cultura giusta dell’equitazione, e dei suoi tempi, molto facilmente può andare in contro a modi errati di interpretare la crescita tecnica e ad esagerata fretta che porterà cavaliere e familiari ad una probabile disillusione, ad una perdita di motivazione, al sentirsi traditi da un mondo che noi sappiamo aver preso una piega non sempre ortodossa.
9. Che aiuto pensa di poter dare ai circoli della sua regione? prevede degli incentivi ai singoli, su quali basi?
Il primo aiuto che io vorrei dare ai centri della mia Regione è quello di conoscerli tutti, parlando in questi ultimi tempi con molti circoli (non ho potuto parlare con tutti), ho avuto la prova che la maggior parte di questi si sente abbandonata, si lamentano di essere chiamati un mese prima delle votazioni da un qualcuno che poi si fa risentire dopo quattro anni un mese prima delle successive votazioni, senza aver mai ricevuto una visita od una testimonianza di partecipazione da parte della Federazione. Si tratta di circoli magari “sperduti” nel viterbese, piuttosto che nella sabina o nel frusinate.
Allora avendo più tempo e più personale per poter gestire gli aspetti burocratici di ufficio, io vedo un Comitato Regionale che attraverso i consiglieri, i referenti tecnici o i membri delle commissioni consultive, giri e conosca tutte le realtà di tutti gli odierni 230 centri ippici del Lazio avvicinando di fatto la Federazione agli utenti. Sarebbe bello che rappresentanti dei
comitati partecipassero alle attività didattiche dei centri per dare soddisfazione ai gestori, agli istruttori; per verificarne la positività dell’azione formativa e per rendere viva la presenza della FISE all’interno del territorio durante la vita del centro ippico, e magari ripetendo l’esperienza più volte, se opportuno.
Credo sia il caso anche di creare delle ranking sia fra i cavalieri, sia fra gli istruttori, sia nell’ambito dei centri ippici; e qui vorrei interpellare poi i nostri organi consultivi, in particolare il consiglio prima di tutto, organo collegiale imprescindibile e di fondamentale importanza. Ranking basate sì sulla quantità di tesserati ma non scisse dalla valutazione poi della qualità, quindi della percentuale che rispetto ai tesserati entrati, poi sviluppa una corretta evoluzione tecnica.
Il Comitato dovrebbe poi pubblicizzare i propri centri, rappresentarli a livello nazionale per degli incentivi, per dei riconoscimenti, per pianificare a casa loro degli stage in favore dei loro soci, dei giovani cavalieri e non per ultimo favorire l’organizzazione di piccoli eventi di verifica, che un tempo erano numerosi (i concorsi della domenica, i sociali) e che oggi sono decisamente soffocati dai fitti calendari di manifestazioni nazionali con Montepremi.
Io vorrei i centri, anche i più decentrati, con minor numero di tesserati, possano rivivere quei momenti che erano assolutamente aggregativi, formativi e motivanti.
10. Con quali progetti intende sostenere gli obiettivi agonistici a livello regionale e nazionale?
Se noi analizziamo quello che viene richiesto ad un Comitato Regionale al massimo livello noi possiamo abbinare le famose squadre che si esprimono a Piazza di Siena e a Verona nella Coppa del Presidente e nella Coppa delle Regioni, quindi parliamo di cavalieri, di binomi, di massimo livello primo grado. Quindi io vedo che il dovere del Comitato Regionale sia di supportare questi ragazzi che entrano, magari montando i pony, per poi favorire il loro passaggio ai cavalli, perché la permanenza di elevate percentuali di giovani a livello dei pony per me è contro indicata e non risponde a quell’evoluzione tecnica che una Federazione che mira a risultati olimpici deve avere.
Quindi dai pony si passa ai cavalli, dal brevetto si passa al primo grado, e dal primo grado si passa lentamente ai massimi livelli del primo grado per affacciarsi naturalmente, “non per perdita di equilibrio, ma per presa di equilibrio” al secondo grado. Come fare questo? Già esistono delle liste di FISE Lazio di eccellenza, però credo che oggi si faccia poco e che si possa fare di più; questi ragazzi devono essere individuati da dei talent scout, anche al di là dei risultati, non ci dimentichiamo che il risultato agonistico è frutto anche del possedimento di un cavallo spesso adeguato. Ma quando un ragazzo monta molto bene ma non ha possibilità di acquistare un cavallo per competere ad alto livello, magari fa uno o due errori montando molto meglio di un ragazzo che invece ha un cavallo da categorie superiori che lo aiuta. Questi talenti vanno individuati e vanno seguiti, e tornando al paragone con i progetti giovanili nel tennis, ci potrebbero essere dei prestiti d’onore, agevolati, che poi possono essere restituiti alla maggiore età del ragazzo secondo una logica molto in voga in altri Paesi (USA); ci possono essere degli stage periodici, operati non sempre dallo stesso tecnico e non sempre negli stessi centri. Nel Lazio abbiamo numerose eccellenze che non possono rimanere lì sopite, ma dobbiamo cercare di coinvolgerle ed impiegarle valorizzando la loro storia e le loro competenze per trasmetterle ai giovani.
In sintesi e concludendo ritengo che la mia promessa e il mio impegno con gli elettori si possano riassumere in pochi concetti chiave:
- specifico che porrò sempre al primo posto gli interessi della Regione;
- farò tesoro di tutto ciò che di buono l’attuale dirigenza ha realizzato (ci sono diverse iniziative che io confermerei perché positive);
- il Comitato Regionale Lazio dovrà essere altamente partecipato dalla base, ovvero decisioni importanti e progetti sportivi devono poter passare anche dal parere di tutti quegli elettori che intenderanno fornire il proprio supporto anche concettuale;
- la meritocrazia dovrà regnare quale massima espressione di sport e di antitesi al nepotismo;
- è necessario migliorare il controllo; non servono a niente le regole se poi non c’è nessuno che controlla che vengano osservate da tutti ed in ogni contesto.