Pinerolo, 28 febbraio 2021 – Pochi giorni fa avevamo pubblicato una notizia, tratta da Adnkronos ma che era presente anche sulle altre maggiori agenzie nazionali.
Ora gli interessati, di cui non avevamo fatto i nomi in virtù del fatto che non si era ancora arrivati al grado di giudizio definitivo, chiedono di poter replicare alle accuse.
E’ un loro diritto e noi ben volentieri condividiamo quanto segnalatoci: è un articolo apparso su Piazza Pinerolese, che riportiamo di seguito:
“Hanno considerato dopanti anche le pastiglie della pressione di mio padre” è incredulo, ma pronto a dare battaglia Gianandrea Momo, cavaliere affermato finito nei guai assieme al padre Giuseppe per il doping equino che i Nas hanno contestato, assieme al maltrattamento di animali e all’esercizio abusivo di professione medica.
“Tutto parte da una denuncia di una persona che prima era in società con noi e ha anche chiesto più volte di ritornare, dopo aver fatto denuncia” rivela Momo.
La scuderia del centro federale Dogonda di Pinerolo, che conta una sessantina di equini, è stata sequestrata: “Gli animali sono stati affidati alla custodia mia e di mio padre e nessuno dei proprietari può venire a prenderli”.
Il caso di doping contestato riguarda il concorso ippico del 24 ottobre scorso, quando una quindicina tra carabinieri in borghese e veterinari si sono presentati alla Scuola federale di Abbadia Alpina, verso l’ora di pranzo. Sono stati lì diverse ore e hanno prelevato liquidi biologici dei 4 cavalli che avevano vinto le gare della mattina, tutti riconducibili all’Asd Dogonda, nonché controllato il camion per il trasporto degli animali e la zona dei box.
Le analisi hanno riscontrato la presenza di numerose sostanze: antinfiammatori, sedativi, antiipertensivi, diuretici.
Ma i Momo attendono gli esiti delle analisi per vedere il da farsi: “Hanno considerato dopanti molte sostanze che non lo sono: dalle pastiglie della pressione e il diuretico di mio padre, al cortisone che diamo al cane perché ha un tumore ai polmoni, passando per i disinfettanti degli zoccoli”.
La vicenda ha spinto anche l’organizzazione dei concorsi ippici a prendere una posizione: “Ci dissociamo da quanto accaduto, perché dal canto nostro abbiamo fatto le cose per bene. Ci spiace che siano stati coinvolti la Scuola di cavalleria e il nome di Pinerolo, ma non possiamo sapere cosa fanno gli iscritti ai concorsi – spiega Davide Azzolina, del circolo ippico il Rampante –. I controlli e le operazioni come questa servono comunque a mantenere il nostro sport pulito”.