Bologna, 10 giugno 2022 – Il filo rosso internazionale della carne di cavallo si allunga e passa dal Belgio al tribunale di Marsiglia. Dove sono comparsi davanti al giudice 18 persone che, nell’arco di anni, si sarebbero resi autori di un pesantissimo illecito. In pratica, avrebbero fornito e venduto carne equina proveniente da filiere non controllate. In pratica un reato lesivo in termini di salute pubblica.
A rischiare pene fino a 10 anni di carcere c’è un intero ventaglio di professionalità. Da uomini di scuderia a macellai e veterinari. Nell’arco di un decennio (casualmente un periodo pari alla possibile condanna…) avrebbero esportato, abbattuto e immesso sul mercato alimentare carne proveniente da soggetti non destinati alla filiera alimentare. Il tutto per un traffico internazionale che ha toccato Spagna, Germania, Belgio, Olanda e Francia.
Tutto parte da Arles
L’indagine condotta a livello sovranazionale è partita dalla Francia nel 2013. Quando in un macello di Arles era stata segnalata la possibile contraffazione di documenti sanitari che accompagnavano alcuni cavalli.
Secondo gli inquirenti, vittime della tratta erano cavalli a fine carriera provenienti dagli ippdoromi o soggetti agricoli. La modalità per ‘mettere le mani’ sui soggetti da abbattere era tra i più deprecabili che si possano immaginare.
In pratica, come raccontato da una testimone-vittima francese, un uomo di 58 anni belga, rispondendo a degli annunci che ne facevano richiesta, offriva a chi ne aveva bisogno, la possibilità di ospitare, al prato. Salvo poi farli sparire senza darne più notizia agli ingenui proprietari ai quali veniva perfino fatta visitare la struttura che avrebbe ospitato i loro cavalli anziani.
Gli inquirenti hanno determinato che i cavalli accertati che hanno seguito questo ignobile iter sono stati almeno 150. Ma il computo complessivo potrebbe raggiungere facilmente i mille.
Dei 18 imputati nel procedimento di Marsiglia, 8 sono già agli arresto dal 2015. E il lavoro della Rete Opson continua…