Roma, 26 maggio 2026 – E’ successo tutto martedì mattina a Montelibretti, il 23 maggio, alla luce del sole.
Un puledrino Lipizzano è stato sbranato dai lupi in uno dei grandi paddock che il Crea riserva alle fattrici che hanno appena partorito, altri tre sono morti subito dopo l’attacco a causa del fortissimo stress.
Abbiamo sentito al telefono il dottor Luca Buttazzoni, direttore del Centro Zootecnia e Acquacoltura del Crea da cui dipende l’Allevamento statale del cavallo Lipizzano per avere più informazioni sull’accaduto visto che alcune testate hanno riportato diverse versioni del fatto.
“La questione è una sola e assolutamente limpida: eri l’altra mattina, quindi il 23 maggio alle 08:30 i nostri addetti hanno visto della del movimento strano in uno dei paddock dove teniamo un gruppo di monta con le fattrici. Sono andati a vedere e quando si sono avvicinati sono scappati dal recinto due grandi lupi. Li hanno visti a pochi metri, quindi non non possono essersi sbagliati. Sono entrati nel recinto in cui c’erano quattro fattrici con puledro e hanno visto tre puledrini vicino alle madri, ma tremanti, si vedeva che c’era qualcosa che non andava”.
E poi?
“Si sono avvicinati e uno in quel momento è caduto da solo, subito, proprio fulminato. Un altro ha vissuto ancora un poco e poi è morto. Hanno chiamato subito il veterinario che sta lì vicino che è arrivato in fretta e ha visto il terzo puledro vivo, gli ha fatto un’iniezione di corticosteroidi e praticato il massaggio cardiaco. Ma anche per lui non c’è stato niente da fare, è morto”.
E le cavalle?
“Erano tutte sudate, evidentemente avevano corso. Gli uomini si son messi a cercare per tutto il paddock il quarto puledro che non non si vedeva e alla fine ne hanno trovato i resti, era stato sbranato dai lupi. E’ abbastanza evidente che questi sono entrati nel paddock, hanno acchiappato subito il puledro e l’hanno mangiato, poi si son messi a giocare con gli altri fino a farli morire”.
Che dimensioni ha il paddock delle fattrici?
“Tre o quattro ettari, le dimensioni sono variabili: ma sono tutti molto grandi. Oltre ai due visti da vicino è stato avvistato un terzo lupo che si allontanava, è stato un attacco organizzato in branco come è tipico per questi predatori”.
Vi era già capitato di subire perdite per la predazione di grandi carnivori?
“No, è la prima volta che succede ne venga sbranato uno. Noi avevamo mai avuto problemi, quindi siamo rimasti davvero un po’ sotto shock, anche perché non adesso non sappiamo cosa fare per proteggere i nuovi nati: bisogna trovare dei sistemi per proteggere questi cavalli, non è che ogni anno possiamo dare da mangiare ai lupi”.
Qualche idea sulle metodologie da implementare?
“Ancora no. Stiamo ancora facendo le pratiche per gli smaltimenti, gli indennizzi e queste cose burocratiche. Poi per le fattrici rimaste col puledro abbiamo una scuderia abbastanza grande per tenerle dentro la notte, quindi per quest’anno risolviamo. Ma certamente entro la stagione dei parti del 2024 dovremmo trovare una soluzione più strutturale”.
Anche perché uno dei valori aggiunti del vostro allevamento è proprio che i puledri nascano al pascolo, nel branco, liberi.
“Esatto: e questo ha una influenza importantissima sulla salute del puledro e sul carattere del cavallo che sarà, una volta cresciuto”.
Sempre che non venga sbranato dai lupi da puledro, ovviamente.
A Montelibretti l’Ascal ha 145 Lipizzani. Un nucleo entro il quale la scrupolosa programmazione scientifica dei piani di accoppiamento mantiene una percentuale di consanguineità decisamente contenuta (siamo nell’ordine dello 0,1-0,22%), la presenza di tutte e 6 le linee maschili classiche e 11 delle 15 famiglie femminili: tutte cifre che abbiamo viste tradotte in cavalli in carne e ossa qui, nel centro dell’ASCAL.
“Al di là delle caratteristiche morfologiche tipiche della razza, in cavalli che sono pronti a diventare amici dell’uomo: l’attitudine al lavoro è sempre stato il criterio fondamentale per la scelta dei riproduttori Lipizzani e noi ci accorgiamo, con ogni nuovo puledro, di quanto sia congenita questa inclinazione. Sono soggetti tardivi rispetto ad altre razze: bisogna saperli aspettare, il lavoro non comincia prima dei 4 anni. Ma ripagano la pazienza di chi li attende con tanta volontà, grande capacità di apprendimento e calmarsi nelle difficoltà. Sono cavalli che mantengono il lavoro appreso nel tempo, che amano e cercano il rapporto con l’uomo: amici, veri amici”.
Qui la loro storia, nata da quella ancora più antica che ha avuto origine a Lipizza secoli fa.
E qui il sito del Crea.